In Servo di Scena, Franco Branciaroli dirige ed interpreta un mattatore a capo di una compagnia scalcagnata, intento a recitare lo stesso testo per l'ennesima volta e mal servito da un sottoposto che è in realtà il suo aguzzino. Nonostante i forti accenti farseschi la trama sposa fin troppo bene quel che succede sul palcoscenico
di Nicola Arrigoni
Forma e sostanza, racconto e modalità narrativa coincidono in Servo di scena di Ronald Harwood con un Franco Branciaroli che fa il verso agli attori mattatori, al birignao di certo istrionismo d’un tempo - e forse non solo di quello che fu. La scenografia elisabettiana di Margherita Palli divide il boccascena in due parti. In basso ci sono i camerini fatiscenti, spazi angusti, quasi delle tane in cui l’abbandono è evidente, spazi diroccati, macerie di camerini che sono anche il riferimento alla Londra sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, epoca in cui s
Nello spettacolo diretto da Antonio Calenda il mattatore gioca un triplice ruolo: assieme a quelli del protagonista, veste i panni di Tiresia e di una disinibita Giocasta. Rilettura psicologica della tragedia sofoclea, che al famoso complesso freudiano aggiunge qualche disturbo di personalità
di Maria Rosaria Corchia
Si sa, andare in teatro è anche un modo per conoscersi meglio, per specchiarsi, per guardarsi dentro. È un po’ come stendersi sul lettino dello psicoanalista. Nell’allestimento dell’Edipo Re di Sofocle per la regia di Antonio Calenda il lettino è al centro della scena tutto il tempo dello spettacolo, e accanto ad esso, seduto su una sedia e di spalle, scorgiamo la testa di un uomo, che ascolta. Sono più che espliciti i riferimenti a Freud e a tutto quel Novecento che ha fatto di Edipo, simbolo della colpa e del limite umano, il pilastro della socie