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TEATRO

Il regista lettone Alvis Hermanis appena un anno fa ci aveva letteralmente stregati con Sonja. Oggi, ospite al Festival Vie di Modena, si ripresenta con Onegin, versione poco convincente del grande romanzo in versi: e l'incanto, ahinoi, si spezza...


di Sergio Buttiglieri

Avevamo riassaporato recentemente la poetica di Alvis Hermanis in occasione del Festival Cantiere Europa di Firenze, dove ha presentato Sonja, uno dei suoi lavori più poetici. Lo spettacolo, visto per la prima volta a Modena, è di quelli capaci di lasciare quelle ferite emozionali che il teatro deve provocare, aperte e sanguinanti anche a distanza di tempo. In quella pièce, due bravissimi attori della sua Compagnia di Riga "danzavano" in perfetta sincronia mentre interpretavano due strampalati ladruncoli alla ricerca di chissà che cosa, dentr
27 Maggio 2013

ARTE CONTEMPORANEA

La relazione confidenziale del movimento d'avanguardia e di uno dei suoi esponenti più pop, Nam June Paik, con la città di Modena è messa in mostra alla Galleria Civica di Palazzo Santa Margherita. Un'occasione per riscoprire il cosiddetto "padre della videoarte" e la sua passione per la grande opera italiana. 


di Mirko Nottoli

La mostra Nam June Paik in Italia, in programma a Modena dal 16 febbraio al 2 giugno 2013, costituisce, con quella da poco terminata a Reggio Emilia a Palazzo Magnani, Women in Fluxus, un dittico ideale sul celebre movimento fondato da George Maciunas nel 1962 che proprio con l’Emilia instaurò relazioni proficue, soprattutto grazie all’attività della casa editrice Pari & Dispari di Rosanna Chiessi.   Diciamolo preventivamente a scanso di equivoci: le mostre su Fluxus sono a dir poco ostiche. Perché ostico fu il movimento, per sua stessa natura antiart
20 Marzo 2013

TEATRO

Il nuovo spettacolo di Pippo Delbono racconta di un'opera lirica che in scena non ci andrà mai: la cronaca di un naufragio (culturale e sociale) che come tutti i naufragi lascia dietro di sé spaesamento e desolazione ma, questa volta, anche qualche speranza


di Nicola Arrigoni

Assistere a Dopo la battaglia impone una scelta radicale: Pippo Delbono lo si accetta del tutto oppure totalmente lo si rifiuta. Perché l’artista mette in scena se stesso, sempre e comunque, perché l’artista legge il mondo e in quell’atto di condivisione che è il teatro ne offre la sua visione.   Delbono, insomma, lo si ama o lo si odia: il suo teatro è di pelle, è fatto di pancia, un puro atto poetico che dà sempre l’impressione di farsi lì per lì, davanti all’occhio disorientato dello spettatore. Ques
02 Novembre 2011