Dalla passione per la pittura ai suoi spettacoli fatti più di immagini e movimenti che di parole, dall'esordio folgorante di Einstein on the beach ai più recenti passaggi in Italia. Ritratto da vicino di un genio che non smette mai di porsi nuove sfide
di Sergio Buttiglieri
Bob Wilson dice di sé che avrebbe voluto essere un buon pittore, ma non lo è. E allora usa il teatro, la scena, per realizzare quadri: ogni suo allestimento è prima di tutto un disegno, gli attori e i cantanti vengono disposti proprio nel punto previsto per loro dai suoi disegni. "Per me Bob", diceva Heiner Muller, grande regista tedesco fra i più radicali, con cui Wilson in passato ha interagito, "ha la stessa funzione del cubismo nell’arte figurativa: serve da impianto di depurazione, vi si passano al setaccio i mezzi teatrali e improvvi
Nessuna "vera" storia eppure migliaia di significati, uno per ogni spettatore. L'Einstein on the beach che Robert Wilson e l'autore delle musiche Philip Glass stanno portando in giro per il mondo, si ripropone alle scene in un allestimento imponente. Cinque ore di spettacolo e trentasei anni di Storia del teatro in un'unica sera
di Anna Colafiglio
"Che 'significato' potesse o dovesse avere l'Einstein on the Beach, non importava affatto. L'opera iniziava con un treno del XIX secolo e terminava con un'astronave del XX secolo, ed era un fuoco di fila di immagini, movimenti, parole, musica, a cui si aggiungevano le fantasie degli spettatori stessi". Philip Glass parla al passato, ma che l'Einstein sia arrivato indenne attraverso trentasei anni di storia, appare un fatto indiscutibile; e che lo spettacolo mantenga, tutt'oggi, la sua carica dirompente e altra, rispetto a quello che è il panorama teatrale di oggi e di ieri, &e