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FILM

L'Italietta di Avati

Il figlio più piccolo è una sorta di commedia all'italiana, ambientata in moderni scenari, più scialbi e cattivi


di Andrea B. Previtera


Mettiamo le mani avanti: questa è una recensione di difficile stesura. Difficile, perchè forzata a gravitare intorno al brutto ed al banale, spigoli che Il figlio più piccolo non cerca di nascondere, ed anzi sottolinea, e sottolinea, e sottolinea ancora.
Dunque, Pupi Avati alla regia per un uso finalmente decoroso di Christian De Sica, affiancato a Luca Zingaretti. Un accostamento che sembra riproporre nel rapporto simbiotico tra i personaggi di fantasia quello individuato negli attori veri e propri. Poi, una buona Laura Morante a completare un cast... adeguato. 
 
Il figlio più piccolo del titolo appartiene allo spregiudicato immobiliarista Luciano Baietti (De Sica), e si ritrova protagonista involontario di una storia di imprenditoria truffaldina, matrimoni d’interesse fiscale, clientelarismi e sporcizia morale varia. Il tutto amalgamato con un certo collante surreale che aiuta se non altro a discernere la pellicola da una pagina del Sole 24 Ore. Una storia non priva di alcune qualità narrative, sfigurata tuttavia dalla forza dell’ineffabile squallore che sceglie di raccontare.
Pupi Avati cerca di costruire il contrasto tra un mondo feroce e dissoluto di cosiddetti “vincenti” brutti volgari e ricchissimi (debiti di natura evasoria a parte), ed uno di perdenti altrettanto bruttini, ingenui e senza speranza. Ci prova, e mette in piedi qualcosa che ha per struttura alcune reminiscenze della commedia all’italiana del De Sica padre, o di quegli anni ottanta sordiani ormai lontanissimi. Qualcosa che tuttavia risulta più scialbo, e più cattivo, perchè tali sono gli scenari nostrani rispetto a quelli di trenta o sessant’anni fa.
Ma oltre i difetti telegenici dell’Italietta contemporanea, c’è un segnaccio blu tutto dedicato al compartimento tecnico: viene da chiedersi se Avati abbia diluito con coscienza la propria presenza oltre la macchina da presa, perchè veniamo esposti a un montaggio amatoriale che spezza il poco pathos e taglia il fiato ad alcune scene che avrebbero altrimenti strappato persino un sentimento. Poi, alcuni blue screen che ricordano le riprese in automobile dei film di Stanlio e Ollio – e ancora, una fotografia semplicemente assente. Nel complesso un’incuria tangibile che spinge il livello della produzione un gradino più in basso del dovuto.

Peccato, viene da dire di questo figlio più piccolo, il ragazzo si impegna ma non riesce. E’ colpa, forse, delle cattive compagnie, di influenze negative, della troppa televisione. Peccato. Eppure in qualche modo vogliamo giustificarlo, e dargli una possibilità di riscatto: un giudizio neutrale per noi, ed un invito per voi a dimenticare questa recensione, e concedere al ragazzo altri cento minuti di tempo.



Tags: Andrea B. Previtera, christian de sica, il figlio più piccolo, laura morante, luca zingaretti, pupi avati,
26 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

IL FIGLIO PIù PICCOLO, DI PUPI AVATI, ITALIA 2010, 100 M.

giudizio:



4.166469
Media: 4.2 (17 voti)

Commenti

Cento soli alle tue

Cento soli alle tue recensioni, ti seguo religiosamente e ogni volta che appare un tuo articolo di cinema mi guardo alle spalle perchè so che scatteranno risate a pioggia. Marianna

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