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DISCHI

Quel romanticone di Schoeck

La Ecm pubblica il Notturno del compositore svizzero, attivo nella prima metà del Novecento, e quasi sconosciuto in Italia. Almeno finora


di Massimo Balducci


In un ipotetico atlante geografico della musica, la Svizzera all’inizio del secolo scorso poteva figurare come un paese del terzo mondo circondato da superpotenze: Germania, Austria, Italia e Francia. Marginale, ma al tempo stesso vicinissimo ai luoghi che contavano (e che stavano comunque per iniziare a scannarsi l’uno con l’altro). Othmar Schoeck - nato nel 1886 in un paese sul Lago dei Quattro Cantoni - andò a sua volta in Germania per completare i suoi studi di composizione, e per la precisione da Max Reger a Lipsia, poi però fece ritorno nella neutrale Zurigo dove visse fino alla morte nel 1957.

Oltre alla collocazione decentrata, ci sono almeno altri due motivi che hanno contribuito finora a lasciare Schoeck nel dimenticatoio: la coerenza con una linea tardoromantica non proprio innovativa (ma che doveva apparire perfino retrograda nell’epoca delle avanguardie e delle provocazioni obbligatorie), e la sua produzione quasi esclusivamente vocale e in lingua tedesca (lieder e opere liriche). Per questo, almeno nei paesi non germanofoni, le esecuzioni dal vivo e su disco delle sue musiche sono passate finora pressoché inosservate.
 

Tuttavia, anche non si capisce bene perché proprio ora, alcuni segnali stanno dimostrando negli ultimi tempi un improvviso interesse nei suoi confronti: prima il libro di Chris Walton a lui dedicato (Othmar Schoeck: Life and Works) e ora la superba incisione del Notturno op.47 ad opera del Rosamunde Quartett con il baritono Christian Gerhaher (uscita per la solita Ecm New Series, e oggetto di sperticate lodi sul New Yorker). 
Si tratta di un ciclo di lieder, appunto per baritono e quartetto d’archi, in cinque parti; scritti fra il 1931 e il 1933, e che con una parola si potrebbero definire “rigorosi”: nel senso di un rigore intimo e personale, dall’andamento doloroso e privo di ammorbidente, ma in qualche modo avvertito come necessario e dunque accettato, perfino voluto. Ascoltandolo oggi, questo Notturno - ormai libero dal contestuale schema estetico novecentesco in base al quale la musica va etichettata in base al suo modernismo o al suo tradizionalismo - ci viene addosso con una impellente volontà di chiarezza (più che di approfondimento), sviluppandosi in senso orizzontale (più che verticale) e melodico (più che armonico); e rivelando una forza etica che non cede mai alla tentazione del vittimismo, con un approccio sincero e fresco ad uno stile che di per sé sarebbe tutt’altro che originale. Il suo esito scontato sembrerebbe la catastrofe sempre avvertita come incombente, eppure mai davvero raggiunta, fra i violenti cambi d’umore e gli esasperati contrasti fra momenti di tensione e riposo.


Tags: avanguardia, Christian Gerhaher, ecm, lieder, Massimo Balducci, neoromanticismo, notturno, reger, romanticismo, Rosamunde Quartett, schoeck, svizzera,
14 Gennaio 2010

Oggetto recensito:

Othmar Schoeck, Notturno, Rosamunde Quartet e Christian Gerhaher, Ecm

giudizio:



7.02
Media: 7 (1 vote)

Commenti

vado a procurarmelo ! grazie

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