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TEATRO

Tutto su mia madre è una finzione

Leo Muscato porta sul palcoscenico il capolavoro di Pedro Almodovar: è il gioco del teatro dentro il teatro, portato all'ennesima potenza. Ottime prove delle attrici, fra la disperazione di una donna che ha perso suo figlio e i tanti paradossi dell'amore


di Sergio Buttiglieri


Mettere in scena un film di successo è in generale una lotta impari. Se poi ci si deve rapportare a quel genio visionario di Pedro Almodovar la cosa si fa ancora più complicata. Occorre far dimenticare la fascinazione del linguaggio cinematografico lavorando su altri fronti, scavando sullo specifico teatrale degli attori in scena davanti ad un pubblico reale. 
 
Questo Tutto su mia madre di Leo Muscato reduce da un debutto con gran successo al Teatro Goldoni di Venezia e ora in replica al Teatro Eliseo di Roma, è un buon tentativo che forse avrebbe avuto bisogno di una ulteriore asciugatura dei tempi scenici per venire ancora meglio.
Elisabetta Pozzi, Manuelita, madre inquieta alla ricerca di un filo che la ricolleghi a suo figlio Esteban/Alberto Onofrietti, morto investito in un incidente davanti al teatro, dov'era alla ricerca di un autografo del suo ultimo mito, si è ancora una volta dimostrata una grande interprete, con registri recitativi pieni di mille sfumature e piacevolmente oscillanti, senza soluzione di continuità, tra il drammatico e il comico. 
 
IMG_8474 copia.jpegEva Robins, nella parte del trans Agrado, con quella carica eccessivamente irriverente, sfruttando i tormentoni sul sesso (su cui d'altronde lei stessa ha costruito una carriera mediatica), condendo di terminologie hot la sua interpretazione non ha fatto fatica a raccogliere gli applausi della platea. 
Giocare con le terminologie sessuali è liberatorio per il grande pubblico ed è sempre la scorciatoia più semplice per accattivarselo. Lo sa Almodovar (sebbene lui abbia uno stile tutto suo per essere genialmente “fuori dalle righe”, ben diverso da quello più semplice e immediato adottato da Leo Muscato) e lo sanno bene tutti gli attori in senso lato: dai nostri politici ai nostri premi nobel, come Dario Fo, dai geni della pubblicità ai produttori dei vari reality show, dai bambini ai nonni che non si sentono tali. Questo a prescindere dalla qualità del contesto e del risultato finale. 
  
Dentro la magnifica parte della diva del palcoscenico Uma Royo c'è la brava Alvia Reale, che ci ha portato all’interno dei camerini prima e dopo la messinscena di Un tram chiamato desiderio di Tennessee Williams, assillata da uomini macchietta, e sempre in apprensione per la sua giovanissima seconda in scena, Nina Cruz, interpretata da Giovanna Mangiù come un'attrice tossica perennemente in crisi di astinenza e invidiosa della performance teatrale della madre di Esteban. 
 
Il fondale è infiammato a più riprese dallo scenografo Antonio Panzuto con colori saturi alla Rothko e intensi blu di Klein, periodicamente velati da bianchi e impalpabili lini.
E' uno spettacolo intriso di dolore e gioia, tutto giocato sul teatro dentro al teatro (“tu sai recitare?" "Sono una discreta bugiarda”, risponderà ad un certo punto Manuelita ad Alma Royo prima di cimentarsi a fare l’attrice che fa l’attrice), ma con un occhio anche al cinema, che permette al regista di citare Eva contro Eva, il celeberrimo film degli anni ’50 diretto da Joseph L. Mankiewicz, con Bette Davis e Anne Baxter. 
 
IMG_0844 copia.jpegUno spettacolo costruito sulle rimozioni e sui paradossi che spesso rimepiono le nostre esistenze. Come quello di Suor Rosa Silvia, interpretata un po’ acerbamente da Giulia Mendola, che ad un certo punto si ritroverà incinta con l’Aids: da una parte vorrebbe andare a rimpiazzare le suore assassinate in Salvador, dall’altra vorrebbe vivere assieme a Manuelita. E così, affascinati dall’umanità di quest’ultima, vera e propria eroina di chi, come ci ricorda Muscato, persegue ostinatamente l’obiettivo di fallire in imprese sempre più grandi, tutti noi vorremmo rimanerle accanto, ad elaborare il suo dolore infinito innamorati della sua magnetica carica vitale.
 
Perché alla fine, pur con alcune cose da rivedere, lo spettacolo riesce a trasmettere bene la potenza dell’amore, che va al di là delle convenzioni e dei codici con cui la nostra società si ostina ad ingessare i rapporti umani e a renderli infelici.



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17 Novembre 2010

Oggetto recensito:

TUTTO SU MIA MADRE, DA PEDRO ALMODOVAR, REGIA DI LEO MUSCATO

Prossimamente in scena: Roma, Teatro Eliseo, dal 16/11 al 28/11; Verona, Teatro Nuovo, dal 30/11 al 05/12; Napoli, Teatro Bellini, dal 07/12 al 12/12; Lugano, Teatro Cittadella, dal 14/12 al 15/12; Crema, Fond. San Domenico-Teatro di Crema, il 16/12; Carpi, Teatro Comunale, dal 17/12 al 19/12; Foligno, Politeama Clarici, l'11/01/2011; Ancona, Teatro Sperimentale, dal 12/01 al 16/01; Mantova, Teatro Sociale, il 17/01; Monfalcone, Teatro Comunale, dal 18/01 al 19/01; Ferrara; Teatro Comunale, dal 20/01 al 23/01; Rimini, Teatro Novelli, dal 01/02 al 03/02; Lucca, Teatro del Giglio, dal 04/02al 06/02; Vicenza, Teatro Comunale, dal 08/02 al 09/02; Portogruaro, Teatro Comunale L. Russolo, il 10/02; Schio, Teatro Astra, l'11/02; Reggio Emilia, Teatro Valli, dal 12/02 al 13/02; Pietrasanta, Teatro Comunale, il 15/02; Forlì, Teatro Diego Fabbri, dal 16/02/2011 al 20/02/2011
 
Produzione italiana: Teatro Stabile del Veneto e Teatro Due di Parma
 
Prima produzione estera: Daniel Sparrow, Neal Street Productions, per The Old Vic Theatre di Londra
 
Traduzione: Giovanni Lombardo Radice
 
Dedicato da Pedro Almodovar a: "tutte le attrici che hanno fatto le attrici, a tutte le donne che recitano, agli uomini che recitano e si trasformano in donne, a tutte le persone che vogliono essere madri. A mia madre!"

giudizio:



8.604
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