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FILM

Cetto e il rag. Fantozzi

Il politico corrotto e puttaniere che Antonio Albanese creò per la tv debutta al cinema con la regia di Giulio Manfredonia. Come la miglior commedia all'italiana, Qualunquemente mette il nostro malcostume politico e sociale di fronte ad uno specchio deformante (ma non troppo)
 


di Andrea B. Previtera


Ve li ricordate i film del Ragionier Ugo Fantozzi? Che cos'erano, infine, quei film? Un esorcismo. Una rappresentazione burlona ed esasperata del peggio di uno stato sociale. Come certe maschere grottesche di demone, o spirito maligno: inscenare, deridere, per diminuire lo spavento. Eravamo sul finire degli anni settanta, e c'erano da esorcizzare gli spettri delle caste da ufficio, del superlavoro, e di una certa pochezza piccolo borghese.
 
A quasi quarant'anni di distanza, quegli spettri sembrano miti apparizioni degne di Lourdes, e nelle tenebre di un panorama sociale, culturale e politico esponenzialmente impoverito, danzano scomposte mostruosità allora neanche lontanamente immaginabili. Sono quelle che prende di mira Antonio Albanese con le vicende colorite e rumorose dell'orribile Cetto La Qualunque.
 
Qualunquemente libera il personaggio - un politico calabrese ignorante, volgare e corrotto - dai tempi dello sketch televisivo, ne svela la genesi e ne espande il microcosmo. Assistiamo dunque alla parabola elettorale di un imprenditore spregiudicato - elevato alle differenti altitudini della politica perchè possa meglio coltivare gli interessi della sua cricca di amici e conoscenti di dubbia moralità. Una storia già nqualunquemente.jpgota nel nostro paese, qui riproposta in salsa di Calabria, tra abusi edilizi in riva al mare e scavi archeologici trasformati in cantieri, autobombe e bigamia.
 
Ma ve li ricordate, quindi, i film del Ragionier Ugo Fantozzi? Davvero ridevate tutto il tempo, delle soverchierie del capoufficio di turno, o della volgarità sguaiata della Signorina Silvani? Come allora, anche con Qualunquemente - di scena in scena, di gag in gag, una certa scomoda consapevolezza si insinua sottopelle. L'illegalità spensierata, il menefreghismo, la famiglia allo sbando, tutto quell'agitarsi di abiti di pessimo gusto, di scollature eccessive, di ghigni feroci e figure caricaturali - cessa gradualmente di apparire una buffa mascherata e inizia pericolosamente a ricordare l'essudato quotidiano di giornali e tv nostrane.
 
Un'operazione ben riuscita, e che scongiura tutti quei pregiudizi che è facile maturare nei confronti di un film nato su un personaggio proveniente dal palcoscenico delle brevi scenette televisive. Un film ancora lontano, è vero, dalla triste poetica del Ragioner Ugo - ma solo nella misura in cui le cronache dei nostri tempi sono lontane a loro volta da qualsiasi misura residua di dignità o di buon gusto.



Tags: abuso edilizio, Andrea B. Previtera, Antonio Albanese, Cetto La Qualunque, commedia, corruzione, Fantozzi, Giulio Manfredonia, politica italiana, Qualunquemente, recensione, sergio rubini,
24 Gennaio 2011

Oggetto recensito:

Qualunquemente, di Giulio Manfredonia, Italia 2010, 96 m

giudizio:



5.649228
Media: 5.6 (13 voti)

Commenti

Il parallelismo con il Rag.

Il parallelismo con il Rag. Fantozzi mi suonava bizzarro (oppresso e oppressore) ma leggendo la recensione mi è piaciuto :-) A questo punto mi chiedo...ma se agli omologhi del Rag. Fantozzi si paga oggi una pensione che permette a loro ex nullità di fare una vita +/- invidiabile...che ne sarà degli omologhi di Cetto in terza età? :-O

Sentitamente ringraziamo

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Una recensione formidabile!

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