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MUSICA POP

Capossela ha mar di testa

Era partito come "nuovo Paolo Conte", per diventare "il Tom Waits italiano". Poi aveva spiazzato tutti, fan e non, con Ovunque proteggi. Ora esce Marinai profeti e balene, disco-libro che si muove tra creature subacquee e letteratura marina. Un itinerario nelle profondità dell'oceano, ma soprattutto un viaggio nella testa di Vinicio


di Simone Dotto


Vent’anni di carriera valgono bene un viaggio premio. Da tanto è in circolazione Vinicio Capossela: due decadi in cui il pubblico sempre bisognoso di certezze l’ha conosciuto prima come “il nuovo Paolo Conte”, poi come il “Tom Waits italiano” poi ancora come il musico accompagnatore di Paolo Rossi - erano i tempi di Pop e rebelot e di Su la testa, i primi spiragli di celebrità mediatica. E quando finalmente qualcuno iniziava a chiamarlo cantautore, lui per ripicca sceglie di essere Vinicio Capossela. La vendetta si consumava nel 2006, con Ovunque proteggi, un lavoro che ha allontanato tanti amanti del suo canzoniere ma altrettanti ne ha incuriositi, annoverando ammiratori e recensori entusiasti persino da oltreoceano. Quello stesso oceano che oggi si prepara ad attraversare a bordo di un progetto nuovo e di nuovo “fuori misura”.
 
L’idea è di quelle che devono riposare nei cassetti una vita, in attesa di essere messe nero su bianco nella forma giusta. Superati i quarantasei anni, Vinicio si dice pronto per la traversata: Marinai Profeti e Balene è un disco-libro sul mare: un “disco-libro” perché, nella confezione originale, i due cd di cui si compone l’opera annegano in uno spessore di pagine alto due dita, ma soprattutto perché ogni testo chiama in causa un classico della letteratura marina (e i classici qui sono classici per davvero: si spazia da Conrad e Melville fino a Omero e all’Antico Testamento).
 
Da instancabile coniatore di neologismi qual è, il cantante ha già parlato di una “ciclopedia”, metà enciclopedia e metà creatura mitologica. Ma noi, che a farci rubare il lavoro non ci stiamo, rilanciamo con “Viniciclopedia”: perché, malgrado il tema portante e quei popò di nomi che fanno da contorno, tutto ciò che troverete nel disco appartiene ad un immaginario profondamente caposseliano, praticamente inconcepibile in mani che non siano le sue. Caposseliano doc è anche l’equipaggio, formato per intero da musicisti che hanno avuto una qualche parte nella sua avventura musicale: Ares Tavolazzi (storico componente degli Area) si trovava al suo fianco prima ancora di salpare, nel primo album. Altri sono stati pescati durante il viaggio, come Marc Ribot e Greg Cohen, nomi di prestigio internazionale presi a prestito proprio dalla cerchia di collaboratori di Waits. In scaletta trova spazio anche Polpo d’amor, scritta a sei mani con Joey Burns e John Convertino, le due teste dei Calexico.
 
Un giro attorno al mondo che è anche la circumnavigazione di un vasto, affascinante immaginario d’autore. Praticamente inevitabile, allora, che in alcuni passaggi l’imbarcazione arranchi, si ritrovi a girare su se stessa o vada ad incagliarsi in lidi già visti. Pryntil (il canto della sirena ispirato da Scandalo negli abissi di Cèline) è spiccicato al ritornello di un pezzo presente proprio su Ovunque proteggi, Medusa cha cha cha (simile la musica e simile l’argomento, a dimostrare che quella per i fondali subacquei è una fascinazione che ricorre da tempo). E anche la filastrocca naif di La madonna delle conchiglie non suona del tutto nuova...
 
In compenso sono tanti i momenti in cui il timoniere riesce ad aver ragione delle alte maree, e a tenere la rotta verso orizzonti vertiginosi: il discorso vale in particolar modo per La Bianchezza della Balena e per quasi tutti i pezzi “teatrali” (sì, ci stanno pure i pezzi teatrali: nonostante l’estate che arriva, una raccolta di odi al mare non assomiglia comunque ad un’antologia di canzonette balneari).
 
Dal momento che nella metafora marina ci siamo (ehm…) tuffati senza nessun ritegno fin dall’inizio, a questo punto è quasi d’obbligo un proverbiale avviso ai naviganti: chi ama incondizionatamente il cantautore di Hannover, prima e (soprattutto) dopo la sua ultima incarnazione, si imbarchi senza pensarci due volte. Al contrario, quelli che di fronte a un’opera così ambiziosa temono di soffrire il mal di mare lo aspettino pure a riva: dopo un viaggio del genere anche lui dovrà tornare con i piedi sulla terraferma.



Tags: mare, Marinai profeti e balene, paolo conte, Simone Dotto, Tom Waits, vinicio capossela,
19 Maggio 2011

Oggetto recensito:

Vinicio Capossela, Marinai profeti e balene, Warner/La Cupa

giudizio:



7.915716
Media: 7.9 (21 voti)

Commenti

Uno dei più surreali e

8.01

Uno dei più surreali e fantasiosi artisti italiani... meno male che Vinicio c'è! Con ammirazione e simpatia. Nella

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