• Seguici su:
TEATRO

Le dolenti note

Contro la forma gaberiana del teatro-canzone si infrangono le più belle promesse e realtà contemporanee. Non fa eccezione, purtroppo, Morir sì giovane e in andropausa, un allestimento di Scena Verticale che Gaber non lo cita se non implicitamente: una satira 'cantata' sulla gioventù che non morde


di Igor Vazzaz

 


È inutile girarci intorno: se c’è uno scoglio contro il quale la scena italiana contemporanea finisce puntualmente per infrangersi è quello del teatro canzone. Imbarazzante, ormai, doverlo rimarcare, ripetere, ché sembra d’ergersi a caronteschi guardiani del repertorio, dell’esistente, del consolidato, cosa che, lo assicuriamo, è in toto aliena dalle nostre intenzioni e di critici e di appassionati: con la medesima e rassegnata onestà, dobbiamo però ammettere papale papale che, in dieci anni di riprese, omaggi e tributi, la quasi totalità degli artisti cimentatisi con la forma approntata da Gaber e Luporini ha collezionato una serie inusitata di fallimenti, tra velleitario, furbetto e improponibile.
 
Eccezione, unica e rara, il Marco Parente d’un paio di stagioni or sono (benché mal distribuito). Il resto, un’ecatombe che non risparmia nomi illustri (Neri Marcorè, Maddalena Crippa) e aspiranti tali, nel costante manque d’aspetti sia formali (gli attori non riescono a cantare in modo espressivamente convincente, cosa ben diversa dalla correttezza tecnica; i cantanti s’arenano invece sulla credibilità interpretativa) sia poetici (riteniamo che proporre un Gaber consolatorio sia tra i peggiori insulti perpetrabili ai danni del caro estinto, tradimento da lapidazione in piazza, benché il pubblico, lobotomizzato e alla costante cerca di facili rassicurazioni, non agogni che quello).
 
ScenaVerticale.jpgAnteporre una tale filippica all’analisi d’uno spettacolo che, di fatto, non cita mai Gaber può essere fuorviante, ma riteniamo la premessa sensata al punto da costituire, per contro, una delle osservazioni positive all’indirizzo di Morir sì giovane e in andropausa dell’interessante compagnia calabrese Scena Verticale. Atto unico in otto quadri e canzoni firmato da Giuseppe Vincenzi e Dario De Luca, quest’ultimo protagonista assoluto, lo spettacolo è una riflessione sul concetto (distorto) di gioventù nella società italiana contemporanea: da un lato, rappresenta un puntuale esempio di rielaborazione delle forme originali di teatro canzone, dall’altro, evidenzia una serie di limiti legata alla caratura della drammaturgia e alla forza stessa del suo interprete.
 
Numerose le somiglianze col modello: scena spoglia, strumentisti quali compagni, microfono centrale, effetti visivi affidati alla performatività del cantattore e al fondale dai colori congianti. S’inizia con un monologo sulle storture tipicamente italiane rispetto alla gioventù, sulla contraddizione d’aver trasformato uno status anagrafico in connotazione sociale. Concetti condivisibili su cui abbiamo discusso anche in queste lande, ma che, nella fattispecie, non riescono mai a sorprendere, spiazzare, finendo per scadere in considerazioni scontate, inerti.
 
Lo stesso umorismo della scrittura è prevedibile, mai corrosivo: non morde, neppure quando De Luca tocca corde più surreali. Strappa sorrisi garbati, in punta di forchetta: senza indignare (e il tono del testo punterebbe a quello) né investire la coscienza della sala. L’attore non si risparmia, alterna gigionerie ad accelerazioni, si lancia nell’esecuzione (peraltro ben portata) delle canzoni che, nella scrittura stessa, ricordano il modello gaberiano: per la dilatazione testuale culminante con il verso risolutivo, per la composizione strumentistica al servizio della parola, per la stessa 'posizione' vocale di De Luca, pur senza (e questo è bene) scimmiottare il maestro. Note positive, volendo, obliterate però da una scrittura inefficace, priva di graffio e mordente.
 
"It’s the singer not the song" cantava Mick Jagger ventiduenne (ora va per i settanta), già consapevole di dove stesse il punto della questione. In teatro si può tradurre così: è la forza dell’attore, della performance, quell’energia intraducibile che non sempre si riscontra sulle pagine, a doversi sprigionare in scena, conferendo spessore, urgenza e verità al testo. Che il problema del teatro canzone (e, in questo caso, di Morir sì giovane) sia proprio questo? Non tanto la mancanza del suo interprete primo (esempio: i testi di Fo funzionano perfettamente all’estero pur senza il loro autore), quanto la carenza di personalità tanto complete, versatili e potenti in grado d’equilibrare performance e scrittura in un risultato finale che sia convincente, necessario e, quindi, vero.



Tags: giorgio gaber, Igor Vazzaz, marco parente, morir sì giovane, recensione, sandro luporini, teatro canzone,
11 Luglio 2012

Oggetto recensito:

Morir sì giovane e in andropausa, di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi

Il resto della locandina: con Omissis Mini Órchestra (piano, synth e armonica: Paolo Chiaia; clarinetto, sax, flauti e loop: Gianfranco De Franco; trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie: Giuseppe Oliveto; basso: Emanuele Gallo; batteria e percussioni: Francesco Montebello); Giuseppe Vincenzi, canzoni e musica; Gennaro Dolce, suono; Gaetano Bonofiglio, luci; Settimio Pisano, organizzazione.
 
Produzione: Scena Verticale
 
Prossimamente: Castrovillari, Peperoncino Jazz Festival, 21 luglio; lo spettacolo sarà distribuito nella prossima stagione e, per il calendario, controllare Scena Verticale
 
Visto a: Castiglioncello (Li), Armunia Inequilibrio – Festival della nuova scena tra teatro e danza, 7 luglio 2012
 
Scena Verticale: gruppo fondato a Castrovillari da Saverio La Ruina e Dario De Luca, negli anni ha riscosso notevoli consensi in Italia e all’estero, con spettacoli quali Hardore di Otello (2000), Kitsch Hamlet (2004), Dissonorata (2006), La Borto (2009), segnalandosi tra le realtà più interessanti della nostra scena contemporanea

giudizio:



0

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.