Il testo di Patroni Griffi che mette in scena trans e omosessuali creò scandalo alla sua prima rappresentazione. Oggi però nella regia di Melchionna appare ingessato e anacronistico
di Anna Colafiglio
Dalle poltrone del Parlamento alle luci della ribalta: sempre di teatro trattasi, potrebbe obiettare qualcuno, e noi non potremmo dargli torto. Sta di fatto che Vladimir Luxuria, l’unica a non essere dichiaratamente attrice, è colei che meglio riesce a portare avanti il dispiegarsi del dramma a più voci scritto da Patroni Griffi. Paradossale? Forse si.
L’ancora di salvezza dell’ultima fatica di Luciano Melchionna è proprio il testo del celebre drammaturgo e regista napoletano. Graffiante, duro, a tratti esilarante. Una camera ad ore nella Napoli dei primi anni Settanta, un capodanno che è una resa dei conti, un bilancio del passato e del presente più che un occhio sul domani, su quel domani che dovrebbe essere un altro giorno. Il capodanno, questo, non lo festeggia nessuno.
Quattro vite, quattro storie di frustrazioni e sconfitte: Violante, vecchia affittacamere con un passato da cameriera in un bordello; Mariacallàs, con l’accento sull’ultima sillaba come si pronuncia a Napoli, transessuale in abito da sera che avrebbe voluto sposarsi per affermarsi come donna, chic e aspra, colta e rozza; Fred, studente omosessuale piccolo borghese; Byron, innanzitutto uomo di colore, poi poeta, scrittore disincantato e crudo. Mariacallàs subaffitta la stanza di Violante ai due, mentre la donna è relegata nel cucinino perché non deve saperne nulla. Vortici di rimandi nei nomi dei protagonisti, distillati dell’emarginazione, reietti e inappagati, tutti tremendamente soli.
Alla prima rappresentazione di Persone naturali e strafottenti, nel 1974, tutti urlarono allo scandalo: l’omosessualità (guai a parlarne, allora!), il sangue, le parole forti … oggi Melchionna ha saggiamente scelto di lasciare il testo nella sua versione integrale, aggressiva e spietata.
Alessandro Marrazzo ha creato una scena in perfetto stile convenzional - naturalista: ricostruzione minuziosa della camera ad ore, completa di cucinino attiguo con tanto di minestra a cuocere sui fornelli (e l’odore del cibo che impregna la sala). La costruzione si articola su due livelli comunicanti: dal terrazzino superiore, attraverso una scala a scomparsa, i personaggi scendono letteralmente nei bassifondi della stanza: è qui che si svolge la loro drammatica epopea notturna.
Se l’ancora di salvezza dello spettacolo è il testo, il suo punto debole sta proprio nella messa in scena: i personaggi sono poco sinceri, malgrado gli sforzi non riescono a trasmettere quella carica e quella verità che dovrebbe essergli propria. La Mariacallàs di Luxuria è forse il personaggio che risulta più pregnante: in barba all’assioma teatrale secondo cui è molto più facile far piangere che far ridere, Vladimir Luxuria riesce a fare centro nelle scene più spiccatamente comiche ed esilaranti, meno in quelle dalla tragicità marcata: regge bene il gioco finché rimane tale. Gli altri attori, di contro, hanno una dizione cadenzata e cantilenante, un’impostazione di stampo accademico fin troppo visibile che non giova alla sincerità dello spettacolo tutto; le declamazioni in proscenio in perfetto stile da primattori ottocenteschi, poi, non aiutano affatto.
Delusione complessiva per questo spettacolone di prosa in due atti, attualissimo nei temi, decisamente anacronistico in tutti gli altri aspetti. Ottocentesco, oseremmo dire, e decisamente meno sconvolgente del dovuto.
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PERSONE NATURALI E STRAFOTTENTI, DI GIUSEPPE PATRONI GRIFFI, REGIA DI LUCIANO MELCHIONNA
Dove e quando: Milano, Teatro Franco Parenti, fino al 9 maggio
In scena: Vladimir Luxuria, Daniele Russo, Timothy Martin, con la partecipazione di Maria Luisa Santella
Locandina: testo di Giuseppe Patroni Griffi; regia di Luciano Melchionna; scene di Alessandro Marrazzo; costumi di Michela Marino; luci di Camilla Piccioni; musiche di Riccardo Regoli
Produzione: Teatro Franco Parenti, Teatro Stabile di Napoli, Teatro Bellini
Fotografie di scena: Tommaso Lepera
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