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TEATRO

Qui e ora, l'italia si scontra

Mattia Torre, uno degli sceneggiatori di Boris, porta sul palco Valerio Aprea e Valerio Mastandrea in un incidente frontale che vale come una guerra civile: due parti opposte del nostro paese che hanno abbandonato il confronto ideologico per darsi battaglia nel quotidiano 


di Maria Rosaria Corchia

 


Lo scontro violento tra due scooter che dà principio a Qui e ora è solo l’anteprima di uno scontro umano che si svilupperà nella pièce, un carnage metropolitano all’italiana, nel quale finiscono, decisamente nolenti, due uomini di mezz’età. La scena è semplice: un incrocio appena fuori Roma dove è accaduto l’incidente, un segnale, il limitare della strada e nessun altro elemento, solo la sirena di un’ambulanza che passa ma non si ferma, il rumore di un elicottero che sorvola la zona.
 
Aurelio è uno chef motivazionale, conduce la trasmissione radiofonica Qui e ora, seguitissima da casalinghe e pensionate, e il suo biglietto da visita è anche un buono pasto. È uno che – citando testualmente – ci mette un attimo "a farsi rodere il culo". L’incidente e il mancato soccorso lo costringono a una diretta radiofonica al telefono in condizioni disperate, perciò mentre scatena contro il suo compagno di sventura mezzo morto una serie infinita di epiteti virtuosistici a tratti irripetibili, ci regala momenti indimenticabili della sua conduzione a metà tra il sadismo culinario di Gordon Ramsey e la saggezza di strada di AldoRock, dall’editoriale “contro la rucola” alla risposta alla telefonata di Clarissa su come cuocere le orecchiette con i broccoli. L’altra metà della scena è tutta di Valerio Aprea: l’eclettico attore romano interpreta Claudio, un disoccupato, divorziato, padre di un figlio di due anni che dorme poco e ancora non parla. 

 
quieora.pngIl testo è costruito con equilibrio: ad una prima parte nella quale Aurelio fa da protagonista e, zoppicando su e giù per la scena, tra minacce e insulti, schiaccia l’altro moribondo e disteso al suolo, segue una seconda nella quale i ruoli si invertono, e il giovane disoccupato, tirandosi in piedi, soggioga il suo carnefice ora dolorante e a terra. Il cambio di prospettiva è pieno di rivelazioni e rivendicazioni. Claudio racconta di quando suo nonno, anni prima, era stato casualmente sul punto di uccidere un importante statista che stava mandando in rovina il Paese. Da qui, il pubblico potrebbe essere indotto a leggere il testo come la metafora di due Italie che vent’anni fa si sono combattute sul fronte politico e che oggi, mancando una vera Politica, si scontrano su ben altri piani.
 
Ma al di là della lettura politica, Qui e ora è certo più semplicemente un ritratto disincantato della realtà, che può risolversi piuttosto in termini tennistici: le tre parole Qui e ora, spiega Claudio, indicano il momento dell’impatto della palla sulla racchetta. Se quel momento è perfetto, se hai fatto tutto nel modo giusto fino a quel preciso attimo, allora non c’è bisogno di seguire con lo sguardo la palla, non dovrai preoccuparti di dove andrà a finire perché è certo che la palla finirà dentro al campo, nel modo migliore.
 
Nessuna battuta è sprecata, nessuna frase è fuori posto. Settanta minuti di comicità dirompente, sottile in alcuni casi, esplicita ed esplosiva in altri. L’ingranaggio è reso perfetto grazie anche alle diverse esperienze che hanno arricchito la complicità dell’autore/regista con gli interpreti. Tra le altre cose, Mattia Torre ha scritto e diretto Il migliore, il monologo che Mastandrea ha interpretato sette anni fa, nell’ultima sua apparizione su un palcoscenico. E poi Boris, la celebre serie televisiva (recensita qui) cui ha fatto seguito l’omonimo film (recensito anche quello, qui): Mattia Torre ne è uno degli autori, mentre Valerio Aprea interpreta all’interno della fiction uno dei tre ‘sceneggiatori democratici’ (lo stesso Mastandrea è presente nella prima serie con un cameo nella puntata Una giornata particolare) - un riferimento è d’obbligo, visto che tra i vari attributi con i quali Aurelio chiama il suo compagno di sventura non poteva mancare un “cane maledetto”, declinazione al maschile di uno dei più celebri tormentoni di Boris. Tante risate e applausi dal pubblico.


Tags: Maria Rosaria Corchia, mattia torre, qui e ora, recensione, torino, valerio aprea, valerio mastandrea,
24 Gennaio 2013

Oggetto recensito:

Qui e ora, di Mattia Torre

Visto a: Teatro Asioli di Correggio, il 15 gennaio 2013 
 
Il resto della locandina:
Scene: Beatrice Scarpato; costumi: Alessandro Lai; con: Valerio Mastandrea e Valerio Aprea; Produzione: Bam teatro/ Vasquez y pepita
 
Tournée: Teatro Franco Parenti di Milano dal 23 gennaio al 3 febbraio 2013; Teatro Remondini di Bassano del Grappa 4 e 5 febbraio 2013; Arena del Sole di Roccabianca (PR) 7 febbraio 2013; Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 14 febbraio al 3 marzo 2013 ; Teatro Morlacchi di Perugia dal 6 al 10 marzo 2013.
 

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