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ritratto di Luca Beatrice
di Luca Beatrice

Contro lo zainetto


Il mio amico Antonio Colombo, gallerista di Milano, collezionista raffinato, produttore di biciclette che chiama oggetti di lusso antagonista, ricercatissimo nell¹abbigliamento, ogni tanto manda in giro interessanti mail per farci riflettere sulle poche virtù e i tanti vizi dell'arte contemporanea. Uno dei mondi in cui la gente è peggio vestita, dove ragazzi e ragazze sfoggiano orribili zainetti, sinonimo di sciatteria e cattivo gusto. "L'artista con lo zainetto vestito di scuro malino di solito ha la barba incolta, ha partecipato a molte conferenze, non è mai un bel tipo attraente, non emerge in altezza, è leggermente supponente, ascolta musica inascoltabile, non visita musei moderni e classici ed è aggiornatissimo su Flash Art. Compra libri di critica che non legge o che abbandona dopo le prime 20 pagine, è molto carismatico nei confronti di artisti un po più bassi e giovani di lui anch'essi prima o poi con lo zainetto. Non si perde una inaugurazione di Via Ventura dove si aggira fumando alla ricerca di un cenno dei critici di prestigio. Attorno a lui ci sono anche curatori giovani se possibile ancor piu bruttini. Le donne artiste a lui vicine hanno sempre scarpe senza tacchi e non sembrano mai fresche di shampo non hanno zaini ma borse di tela sdrucita. Non ama la pittura e parla male di Luca Beatrice. Insomma in quella gobba nera ci sono tutte le convenzioni e le frustrazioni di un¹'arte italiana giovane stitica e avara. Per me da archetipo è diventato ossessione e vedo zainetti ovunque: é una sorta di peccato originale, di ghiandola inutile o misteriosa come il timo".
 
Come hai ragione Antonio ad indignarti per questa moda orrida, che ingoffa il fisico e imbroglia sull'età. Di peggio c'è solo il casco da città portato come una reliquia da donne che potrebbero tranquillamente agganciarlo sullo scooter o chiuderlo nel bauletto. E invece no, il casco delle commercialiste in tacco 9 e tailleur, da cui non si staccano mai come se in quella conca navigassero dollari, vacanze esotiche, o alle terme di Vals, che una volta all'anno bisogna andarci, e sessualità irrefrenabile su scrivanie costose dietro orologi a parete con le ore di tutto il mondo. Nude con tacchi a spillo e casco in testa a sfidare noi uomini del secolo scorso, che abbiamo la foto di Brian Ferry sul comodino, quando le donne stavano dietro. Sul sellino posteriore intendo.

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Inserito da Luca Beatrice - 30 novembre, 2009 - 18:38


Commenti

Sul sellino posteriore ci hai

Sul sellino posteriore ci hai a star te! Personalmente guido (a volte anche con i tacchi) un enduro del secolo scorso, e di solito mi porto dietro il casco: se lo lascio lì me lo graffiano o se lo portano via, e nel bauletto spesso c'è la spesa.

Spero proprio che un'opera

Spero proprio che un'opera d'arte venga valutata per la sua qualità, per quanto trasmette, per l'originalità dello stile e del soggetto, non certo per la piega del suo creatore, per la sua igiene personale o per lo stile nell'abbigliamento. Ai posteri resta la forza di un'opera, non l'odore di chi l'ha creata. Zainetto o borsa? Ritengo rientri tra i gusti personali di chi lo utilizza. Può piacere o meno, ma indiscutibilmente, soprattutto se pieni di roba, meglio suddividere il peso su entrambe le spalle che su di una sola (anche a dispetto dell'eleganza). Ma davvero l'arte contemporanea viene valutata soprattutto in base alla bellezza ed eleganza degli artisti? Che tristezza...

La prima voltra che ti ho

La prima voltra che ti ho visto, caro Luca, indossavi uno zainetto, eri vestito di nero e avevi la barba un poco incolta, circa quattro anni. Camminavi con passo fiero ma non sembravi tanto alto comunque. Non hai proprio nulla di più serio da scrivere?

La prima voltra che ti ho

La prima voltra che ti ho visto, caro Luca, indossavi uno zainetto, eri vestito di nero e avevi la barba un poco incolta, circa quattro anni. Camminavi con passo fiero ma non sembravi tanto alto comunque. Non hai proprio nulla di più serio da scrivere?

Assodato che la curatrice di

Assodato che la curatrice di sinistra non si lava i capelli, la commercialista di destra gioca sporco: non solo va in giro nuda col casco, impedendoci di controllare quando è andata dal parrucchiere. E anche se ci affidassimo all'olfatto, ci ha fregato di nuovo, sedendosi sul sellino posteriore (evidentemente le moto di destra sono tandem). Da parte mia, posso garantire sulla peculiare attenzione tricotomica di alcune commercialiste di sinistra (ne conosco una di Savona che mi regolava persino uno shampoo schiarente alla preziosissima curcuma) e attendo delucidazioni sulle curatrici di destra, sempre che Politi e i comunisti luridoni non le abbiamo rapate come Kapo

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