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di Lorenzo Monaco

Tokyo Felis


Ho cercato un emblema della tristezza contemporanea. L'ho trovato a Tokyo, un enorme Luna Park da 30 milioni di abitanti, in cui la scimmia coi calzini (Homo sapiens sapiens) è riuscita a coronare il suo sogno: schermarsi dalla natura. Ma dove farebbe di tutto per avere ancora un contatto animale.
Per esempio, per accarezzare un gatto (Felis silvestris catus). A Tokyo non costa molto: solo 500 yen (circa 4 euro). E l'iniziativa, ospitata in un piccolo locale - la Nekobukuro cat's House - sta avendo successo. Con una piccola cifra congrua si ha diritto anche a vedere un gatto dormire, camminare e mangiare. Oppure a farlo giocare. E' dunque con emozione che mi sono procurato un filo da agitare davanti ad un mammifero mangiatopi e mi sono diretto a Ikebukuro, lo scintillante quartiere al neon, dove vivono i felini.
 
Tokyo è un meraviglioso laboratorio dove poter osservare gli effetti del più grande esperimento condotto dall'uomo su sé stesso: l'aver impacchettato più di metà della popolazione umana nel cemento delle città, con il rischio che il mondo venga conosciuto solo tramite schermi e mediazioni tecnologiche. Un miraggio lontano. Ecco spiegato il successo dei gatti: gli uomini snaturati desiderano ancora pelo, fusa e coccole. Empatia.
Il regno dei gatti entreneuse promette tutto questo. Si trova in alto, in cima all'enorme centro commerciale di Tokyu Hands. Arrivarci è un viaggio reale e metaforico. Inforcando i nastri delle scale mobili, ci si inoltra tra scaffali ripieni di ogni tipo di oggetto: scarpe, cravatte, elettrodomestici, cibo, strumenti musicali, detersivi, giocattoli, coltelli, pentole, pupazzi di tigre, costumi da Michel Jackson e decine di migliaia di manufatti e gadget tecnologici. Otto piani. Otto gironi dedicati all'Artificio. In cima ai quali si staglia come un avatar della Natura, il Reparto Animali.
 
I gatti aspettano qui carezze e giochi. Ma non sono immediatamente visibili. Per riuscire ad avere un contatto affettivo con loro, bisogna prima immergersi in una selva oscura di cinturini, collari, ossi di gomma, gabbiette, scatolette di cibo gelatinoso. E, come Ulisse con le sirene, bisogna ascoltare l'inascoltabile: nell'aria risuonano musiche di Čajkovskij riadattate con miagolii elettronici. Ci sono anche i vestiti per felini: è possibile infatti agghindare il proprio gatto a gusto personale, mettendogli gonnellina e cuffietta da cameriera oppure piazzandogli tra le delicate orecchie triangolari un cappello di fantasia scozzese (è persino possibile vestire il proprio gatto da coniglio: riuscite a immaginare qualcosa di più estremo?).
Infine, dietro un logo a forma di gatto, ecco la Cat's House. Si paga una volta e si può stare tutto il giorno. Il luogo sembra una stanza per i bebé. E' composto da tre stanze cieche, piene di colori e giocattoli. La maggior parte dei gatti - una ventina, tutti di razza - sono chiusi dietro delle vetrine, in gabbie che riproducono ambienti umani (c'è persino un treno finto con un gatto di plastica come conducente). Sette gatti però sono liberi.
 
E' con loro che decido di instaurare un rapporto empatico. Con una certa difficoltà: quattro, al mio passaggio, scappano in alto su delle mensole. Gli altri tre mi fissano, come Buddha felini, insensibili a qualsiasi filo o topo finto che possa agitare.
In effetti, dopo qualche minuto, me ne accorgo: niente si muove nella Cat's House. Né i gatti, ipernutriti e spaparanzati su cuscini, né gli avventori, seduti con sguardo malinconico su delle panchette a vedere i gatti tramite la fotocamera del telefonino. L'unico movimento della stanza è in uno schermo su una parete. Mi siedo, dunque, e guardo la tv. E' a forma di muso di gatto e trasmette immagini di gatti. Che bello: si muovono. Agito il mio filo davanti allo schermo.


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Media: 5.6 (18 voti)

Inserito da Lorenzo Monaco - 9 marzo, 2010 - 14:09


Commenti

Anche se in ritardo, un

Anche se in ritardo, un bellissimo pezzo. Ma il centro commerciale di Tokyu Hands è al numero 42? Certo, spiegherebbe molte cose, tra cui la vita, l'universo e tutto quanto.

Prego (mi inchino come un

Prego (mi inchino come un japan gentleman, due occhi come mezzelune)

grazie, un ottimo pezzo.

grazie, un ottimo pezzo.

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