Torna Clint Eastwood, con un film-indagine sulla presidenza Hoover e la nascita dell'FBI. La pellicola ricostruisce la formazione degli agenti e le azioni di spionaggio, e al contempo si arrovella sull'enigma umano del Presidente, senza però riuscire a scioglierlo
di Marinella Doriguzzi Bozzo
“Gli storici scrivono della storia al presente, tralasciandone la contestualizzazione”. Accettabile o meno, l’affermazione enunciata nel film potrebbe rappresentare la traccia che ne ha guidato la realizzazione ,in precario equilibrio tra “il retaggio di un uomo e l’onore di una istituzione”. Certo, l’argomento non era facile: da un lato, quasi quarant’anni di epopea degli Stati Uniti, da Coolidge a Nixon. Dall’altro, la nascita di un FBI “moderno”, dotato di sistemi di identificazione e di metodi investigativi organi
Indonesia, Londra, New York. Una giornalista, un bambino e un sensitivo che il destino pone in contatto con ciò che viene dopo la fine della vita. Hereafter affronta la sfida di un tema rischioso come l'aldilà e la vince, confermando all'anziano regista un posto nell'olimpo dei classici. Giù il cappello
di Marinella Doriguzzi Bozzo
“...ed egli sprofondò nel buco. Là, in fondo al buco, s’illuminò qualcosa. Cercò la sua solita paura della morte, ma non la trovò. Dov’era? Quale morte?...” Finisce così La morte di Ivan Il’ic, il più perfetto racconto di Lev Tolstoj. Perfetto come la moneta rotonda di un apologo. Inizia qui l’ultimo film di Clint Eastwood, geometria diversa, forse imperfetta, ma con la stessa grande semplicità classica nel descrivere quel che non si può dire. Perché proprio di quell’attimo si
La storia vera di Mandela che usò lo sport come mezzo di unità nazionale nel Sudafrica dopo l'apartheid. Un grande Morgan Freeman e un Matt Damon poco espressivo, sotto la guida di un Clint Eastwood ai limiti del buonismo
di Chiara Di Stefano
Il nuovo film di Clint Eastwood, ispirato al libro di John Carlin Ama il tuo nemico, racconta di come Nelson Mandela, appena scarcerato ed eletto presidente del Sudafrica, grazie al rugby sia riuscito a cementare una nazione intimamente divisa dal dramma dell’apartheid. L’invictus del titolo originale si riferisce ad una strofa di una poesia recitata spesso da Mandela durante gli anni di prigionia a Robben Island e che il presidente regala al capitano Francois Pieenar. La metafora del rugby come luogo della riconciliazione, come unico sport nel quale al termine degli ottanta