L'aspirante attore Pietro vive in una casa dove una defunta compagnia degli anni '40 si dà appuntamento per provare. In Magnifica presenza Ozpetek parla di solitudine e di moltitudine, e dipinge il ritratto di un uomo solo circondato dai suoi fantasmi. Niente di paranormale, tutto molto umano
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Fingere vuol dire etimologicamente foggiare, nel senso primo di toccare, palpare; poi, per traslato, plasmare, rappresentare qualche cosa sotto una forma: da cui, per successiva metafora, anche il concetto di immaginare, di simulare. In Magnifica presenza il regista Ozpetek sembra voler declinare tutte le potenzialità significanti del verbo, riuscendo con mano affettuosa a modellare un racconto in grado di temperare il tragico con il bonario, il dolente con l’ironico, la contemporaneità quotidiana con la Storia. Usa garbatamente quell’afflato espansivo che trascorre i
Anteprima cinema: esce oggi Mine vaganti. La famiglia, le convivenze, l'omosessualità nascosta o rivelata: i consueti temi cari al regista ci sono tutti, ma trovano nuovi spunti dall'inconsueta ambientazione a Lecce. Con Riccardo Scamarcio, Ilaria Occhini ed Ennio Fantastichini
di Gianpaolo Fissore
Preceduto da un gran tour promozionale ecco Mine vaganti, il nuovo film di Ferzan Ozpetek. Non è una gran sorpresa: da qualche anno quello che viene considerato uno dei nostri “migliori” registi confeziona periodicamente un nuovo lavoro, per la delizia di un pubblico ormai affezionato e nell’indifferenza di quanti, pur conquistati dalle sue prime opere, non hanno ritrovato nelle successive alcuna originalità. Siamo, in effetti, anche questa volta, alle prese sempre con gli stessi temi: l’omosessualità nascosta o rivelata, i sentimenti pubbli