La Bologna dei canali, che fu centro di commerci navali durante il XIII secolo, sopravvive ancora oggi, fra colate di cemento e nuove mode. Piccoli scorci cittadini da (ri)scoprire e ammirare, pensando alle grandi città d'acqua del Nord
di Alessandra Testa
In via Piella, a Bologna, c'è una finestrella che dà sul canale. Quell'angolo di città è noto come la piccola Venezia. Se ti affacci fra i palazzi, vedi scorrere uno dei pochi tratti d'acqua che tra i primi del Novecento e il dopoguerra non fu ricoperto di asfalto dall'amministrazione comunale.
Bologna, un tempo, era una città d'acqua. Aveva ben cinque porti e fra chiuse, mulini e opifici avrebbe potuto vivere ancora a lungo di grano, lana e seta. Sui suoi canali si navigava e, da Ferrara, raggiunta remando sul Navile, si arrivava prima sul Po e poi al mare.
Allungare lo sguardo su quello scorcio di una Bologna che non c'è più non è solo una tappa irrinunciabile con cui stupire gli amici che arrivano da fuori, ma un pretesto per chiudere gli occhi e immaginare un'Italia meno moderna, meno frenetica, più a misura d'uomo.
Di fronte a quella finestrella, ahinoi, qualche anno fa spuntarono, complici i romanzi di Federico Moccia, gli stessi lucchetti dell'amore comparsi a Ponte Milvio a Roma. Prima che fossero rimossi, quel belvedere si trasformò improvvisamente in un punto di pellegrinaggio per i più giovani. Paradossalmente, frasi d'amore e bigliettini cancellarono l'originaria vena poetica della stradina, immolandola alla moda del momento: una vetrina per i single. Si dice scapparono anche i topi, abitanti tipici della zona dei canali, spaventati da cotanto trambusto.
Come una tazza di tè bollente, la vista dalla finestrella di via Piella va sorseggiata con calma. Il momento ideale per appoggiarsi su quel piccolo davanzale è la mattina presto. A quell'ora è possibile farsi cullare solo dallo scorrere dell'acqua e dal brusio della città che prima si stiracchia e poi si risveglia. Nelle altre fasi della giornata ha tempo per fermarsi solo chi non va di fretta, chi la scopre per caso (non sono pochi i bolognesi che ne ignorano l'esistenza) o chi desidera mostrarla a un nuovo amore.
Di scorci del genere, sotto le Due Torri ce ne sono altri. In via Capo di Lucca, in via della Grada, dietro piazzetta della Pioggia... Alcuni torrenti, invece, sono raggiungibili solo scendendo agli “inferi” attraverso piccole botole nascoste come quelle in via Riva Reno o in piazza San Martino. Non a caso, ogni estate, da lì centinaia di turisti si calano per godersi passeggiate sotterranee accompagnate da narrazioni e spettacoli itineranti ispirati a La Divina Commedia di Dante che, come si ricorda nell'XXXI canto dell'Inferno, fu molto colpito dalla Garisenda, la sorella piccola (e storta) della Torre degli Asinelli.
Oggi si pensa di far riemergere quella Bologna che fu. L'ex sindaco Flavio Delbono (ora la città è commissariata per il cosiddetto Cinziagate) aveva annunciato che, sovrintendenza permettendo, sarebbero stati riportati alla luce molti degli antichi canali sommersi.
Si guarda a Bruges, Amsterdam e Copenhagen, ci si riscopre romantici.
L'obiettivo è ambizioso e servono progetti rispettosi del patrimonio storico cittadino e attenti all'aspetto igienico-sanitario. La “pausa” amministrativa forse servirà per rifletterci meglio. Perché il rischio è quello di trasformare in business puramente turistico un lato da proteggere - e forse, per questo, da mantenere celato - dell'antica e rimpianta Bononia.
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La finestra di Via Piella a Bologna
Visite: l'associazione Amici delle Acque organizza eventi e visite guidate alla città per promuovere, presso turisti e cittadini, la conoscenza della storia idraulica di Bologna. Informazioni sul sito www.amicidelleacque.org