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MOSTRE

Indovina chi viene a casa

Il fotografo Giovanni Chiaramonte indaga le facce dell'immigrazione e il modo in cui si inseriscono nei contesti urbani di Palermo e Milano. L'Altro. Nei volti nei luoghi illumina un nuovo modo di abitare


di Anita T. Giuga


Giovanni Chiaramonte inizia nel 1999 una perlustrazione commissionata dalla facoltà d’Architettura di Palermo. È un progetto ambizioso che, nelle intenzioni, dovrebbe esplorare “il cerchio stretto delle cose intorno a noi”, come diceva Elio Vittorini. Così, infatti, è stato.
Cambia una città con l’immigrazione? Come si può arrivare a un progetto che implica l’architettura “per la casa degli altri”? Queste domande, ricordate dal preside della facoltà Pasquale Culotta durante il workshop che ha affiancato la mostra, ci riportano al centro del lavoro di costruzione de L’Altro. Nei volti nei luoghi
 
L’Altro, come affettuosamente lo chiameremo da ora in poi, oltre che una mostra fotografica su un tema d’attualità è anche una proposta di analisi socio antropologica. La fotografia non è la verità, ma un suo riflesso congelato nel tempo grazie alla mediazione di chi scatta. Le cose aderenti al vero non sono supine ma reagiscono, generando nuove inferenze sul reale. Così, quella che si vede lungo i corridoi della mostra è una storia ingegneristica. 
 
Giovanni Chiaramonte, Palermo, 2009, stampa cromogenica, 70x70cm + trittico, stampe a getto d’inchiostro, 50x150cm.jpgGiovanni Chiaramonte ha usato il suo reportage come sonda interstiziale fra uomo, poesia e architettura. La luce è consanguinea dell’ascensione; l’estrema luminosità è, infatti, il motivo ermeneutico, il fil rouge, ottenuto con la scelta di infiammare i fotogrammi, sovresponendoli. In questo modo le tavole orizzontali, ripartite come trittici devozionali, risultano investite da un accordo mistico. Si chiede agli spettatori di guardare all’urgenza suggerita dall’Altro da sé. Sono i pellegrini, gli ultimi venuti che passano e sfiorano una piega minima dei primi abitanti di quegli stessi luoghi. I “regolari” hanno, difatti, abbandonato gli edifici malridotti delle loro stesse città, quegli stabili fatiscenti che Kurt W. Foster chiama covi, nell’acuta introduzione al libro fotografico.
 
I volti dell’altro Chiaramonte li ha intravisti, poi cercati e, infine, imprigionati in tabulae sequenziali, delle quali le due ali destra e sinistra non sono altro che luoghi funzionanti come metonimie: due città simbolo dell’Italia, Palermo e Milano. Essere stranieri non è uguale per tutti: emigrare può rappresentare la fuga dalla guerra e dalla miseria o, semplicemente, un’occasione di crescita professionale. Proprio per l’assoluta unicità della realtà multietnica di Palermo e per la complessità di ciò che sta avvenendo a Milano, le immagini de L'Altro si pongono come momenti di una santità terragna, come stralci della dignità e della grandezza del fenomeno umano, esempi della condizione presente e futura della civiltà europea.
 
Palermo ha uno dei centri storici più straordinari dell'intero mondo occidentale e una facoltà di Architettura interessata a carpirne interstizi quasi deleuziani: intercapedini umane che costituiscono anche una seconda vita per abitazioni disperse. Negli ultimi dieci anni, all'esodo verso i nuovi quartieri residenziali da parte dei residenti siciliani, ha fatto seguito un sempre più irresistibile inurbamento degli immigrati provenienti dall'Asia e dall'Africa. Oggi nei più importanti quartieri simbolo di Palermo e della Sicilia, Vucciria e Ballarò, abitano e vivono il loro destino una decina di etnie non europee che formano ormai la stragrande maggioranza della popolazione. Milano conosce il fenomeno dell’immigrazione in maniera profondamente diversa, eppure altrettanto significativa: in molti quartieri che hanno caratterizzato storicamente l’identità della città, la presenza di culture extraeuropee è notevole e ha operato un cambiamento sul volto della città. Giovanni Chiaramonte, Palermo (laterale), 2009, stampa cromogenica, 70x70cm + trittico, stampe a getto d’inchiostro, 50x150cm.jpg
 
Una dimensione assolutamente nuova dell'abitare sta quindi emergendo, o è già emersa, in queste due realtà urbanistiche che riassumono i tratti esemplari del nord e del sud dell’Italia. Gli antichi palazzi, le strette vie e i vicoli di Palermo, come gli isolati popolari e i viali di circonvallazione, hanno generato alcuni tra i più straordinari racconti del Novecento italiano, da Bufalino a Testori. Questi luoghi sono lo scenario post-post moderno di nuovi racconti provenienti da koinè, spazi e tempi irriducibilmente diversi, destinati, però, a svilupparsi insieme sul tronco di un’urbanità inter-etnica. Questo, benché l’Italia sia un paese anomalo, almeno per quanto riguarda l’abitare che è l’essenza del vivere Occidentale. In Italia il diritto di cittadinanza premia la legge del sangue a scapito di quella del suolo: non vale tanto l’essere nati sul suolo italico per ottenerne la cittadinanza, quanto piuttosto l’essere d’italica stirpe.



Tags: Altri, Anita T. Giuga, Architettura, ballarò, giovanni chiaramonte, immigrazione, l'altro. nei volti nei luoghi, milano, palermo, razzismo, Sicilia, vucciria,
08 Giugno 2010

Oggetto recensito:

Giovanni Chiaramonte, L’Altro. Nei volti nei luoghi, Acireale

Dove e quando: Galleria Credito Siciliano, Piazza Duomo 12, Acireale, fino al 27 giugno
Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20, chiuso il lunedì. Ingresso libero
Informazioni: tel. 095/600208, 095/7113517; www.creval.it
Struttura: si procede per moduli di quattro immagini, di cui la prima è dedicata alla veduta urbana esterna, seguita da un trittico sul volto e alla figura dei protagonisti umani
Le liriche di Umberto Fiori: esiste una corrispondenza tra fisionomia e luogo? La domanda ha costituito la piattaforma sulla quale Chiaramonte ha lavorato alacremente e alla quale ha affiancato le venti liriche del cantante poeta
Prossimamente: la mostra sarà ospitata a Sondrio presso la Galleria Credito Valtellinese da febbraio 2011

giudizio:



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