• Seguici su:
DISCHI JAZZ

C'è Esperanza per la musica

Se è vero che è il terzo disco quello della maturità, la Spalding supera brillantemente la prova. In Chamber Music Society la contrabbassista e cantante afro-ispano-americana aggiunge un trio d'archi al suo gruppo, e si conferma come uno dei fari nel panorama attuale


di Dario De Marco


Dopo il power trio di Junjo (2006) e le aperture pop e world di Esperanza (2008), l’uscita di Chamber music society consacra definitivamente Esperanza Spalding come una delle poche, se non l’unica vera novità degli ultimi anni, nel jazz e nella musica in generale. E questo nonostante il terzo album non sia un capolavoro – anzi probabilmente è il più imperfetto – o forse proprio perciò.
 
Infatti la cifra di Esperanza Spalding è l’eclettismo dinamico, la capacità di aggiungere sempre nuovi tasselli al proprio mosaico (in questo caso, come suggerisce il titolo, un trio d’archi), senza per questo smarrire la visione d’insieme. Non è l’eclettismo del musicista decotto che ha finito le cartucce e la butta in caciara, né l’indecisione del giovincello spaesato che procede per tentativi ed errori. Né tantomeno la furbesca pianificazione del tuttologo che si studia il cocktail a tavolino (una base di jazz, un terzo di folksong, una spruzzata di aromi mediorientali…).
 
Esperanza padroneggia con disinvoltura, anzi con piacere, elementi di provenienza varia che appartengono tutti alla sua vita: le radici afroamericane e ispaniche (ha anche un po’ di Dna nativo americano), gli studi classici, la passione per il Brasile. Ha una maturità sorprendente per i suoi 26 anni, e gestisce alla grande il multitasking: compone pezzi freschi e divertenti, suona il contrabbasso con uno stile poderoso, ha una voce supersonica.

esperanza.jpgChamber music society
è equamente diviso tra canzoni, strumentali e cover. Tra le canzoni, sono bellissime e a tratti strazianti l’iniziale Little fly e Apple blossom, cantata con Milton Nascimento. Negli strumentali in realtà a mancare non è la voce, ma le parole: Esperanza va di scat, e proprio questi episodi sono quelli che convincono meno, perché se i temi sono sempre entusiasmanti (l’avant jazz di Winter sun come il ritmo latin di Chacarera), nell’improvvisazione vocale vuole strafare e a volte produce sovracuti tanto ammirevoli in teoria quanto spaccatimpani in pratica.

Le cover, infine, scelte ed eseguite sempre con molto gusto: negli album precedenti si andava da Loro, capolavoro di Egberto Gismonti, al delizioso Samba em preludio di Vinicius e Badem Powell, dal classico standard Body & soul però tradotto in Cuerpo y alma, a una Ponta de Areia venti volte più bella dell’originale di Milton Nascimento.
Qui compaiono Wild is the wind, dove per sfuggire al confronto con la dolente interpretazione di Nina Simone ricorre ai suddetti ultrasuoni, e Inuitil paisagem, che dell’immenso catalogo di Jobim non è tra le più note e in verità neanche tra le più riuscite, ma anche qui la Spalding fa il colpo gobbo trasformando una melodia lenta e statica in una polifonia a cappella piena di swing.
 
L’innesto degli archi è assolutamente omogeneo: non sono né troppo invasivi, o stridenti come pesci fuor d’acqua, né ridotti a mera tappezzeria. Violino viola e violoncello si fanno sentire soprattutto nelle introduzioni, in ruolo solista, e nelle parti improvvisate spesso in funzione di accompagnamento, eseguendo fraseggi e riff che di solito il soul riserva ai fiati.
 
Ma non finisce qui. Esperanza Spalding, che forse memore di un esordio ancora minorenne in una band indie rock nella nativa Portland, suona pure il basso elettrico alla faccia dei puristi, ha annunciato già il prossimo capitolo: si chiama Radio music society, come a dire l’altro estremo della faccenda. Chi sa che cosa tirerà fuori dal cilindro. Sicuramente noi saremo lì ad ascoltare.



Tags: Chamber Music society, Dario De Marco, Esperanza Spalding, Heads up, jazz, Junjo, musica brasiliana, musica da camera, Nina Simone, quartetto d'archi, recensione, viola, violino, World music,
10 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Esperanza Spalding, Chamber Music Society, Heads Up 2010

Il concerto: affrettarsi, il 14 novembre è a Roma, Auditorium Parco della Musica per il Roma Jazz Festival
  
La curiosità: il 10 dicembre dell’anno scorso ha suonato a Oslo per la consegna del Nobel a Barack Obama. Una richiesta personale del presidente Usa, dato che per tradizione è il vincitore del premio a scegliere l’artista che si esibisce in suo onore

giudizio:



6.822
Media: 6.8 (10 voti)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.