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DISCHI

Duecento anni di Chopin/1: se l'interprete non è filosofo
La Deutsche Grammophon festeggia l'anniversario della nascita del grande compositore lanciando un giovanissimo talento: la pianista nippo-tedesca Alice Sara Ott, che suona tutti i valzer. Una tecnica strabiliante, ma qualcosa manca

di Massimo Balducci


Nel campo della musica classica, a differenza che nella realtà, i grandi eventi sono tutt’altro che imprevedibili. Quasi sempre infatti vengono definiti dal passato, e quasi sempre si tratta di anniversari. Ecco dunque che il grande evento di questo 2010 è senza dubbio Fryderyk Chopin: anche se l’evento vero e proprio - ovvero la sua nascita - è avvenuto nel 1810.
Comunque non si può non partecipare, al grande evento di quest’anno. Ma voi cosa fareste nei panni della più prestigiosa etichetta mondiale di musica classica, per festeggiare Chopin? Di ogni sua opera esiste già uno smisurato catalogo di registrazioni, che comprende praticamente ogni grande pianista dell’ultimo secolo; e probabilmente, ogni plausibile modo di suonarlo. Il problema ancora una volta (che si pone ormai con tutti i grandi musicisti classici) è dunque una saturazione interpretativa alla quale è sempre più difficile sfuggire.
 
La soluzione scelta da Deutsche Grammophon è stata di usare la ricorrenza per promuovere l’ultimo fenomeno della sua scuderia. Alice Sara Ott è una pianista tedesca di origine giapponese, nata nel 1988, e messa sotto contratto l’anno scorso con l’evidente prospettiva di farla entrare nel gotha dei grandi pianisti contemporanei. E la giovane ha già dimostrato di sapersi spingere alle frontiere del virtuosismo, incidendo già l’anno scorso (e con buon esito) i quasi-impossibili 12 Studi Trascendentali di Franz Liszt. Con Chopin, naturalmente, è un altro discorso: per andare d’accordo con Chopin non basta essere un pianista, devi essere un filosofo. E se Sara Ott si conferma molto brava nel controllo del tocco, ricco di energia come di sentimentalismo, non sembra però concepire alcun bisogno di introspezione. E così suona questi valzer di Chopin magnificamente, ma in modo troppo leggero e superficiale per essere memorabile. 
 
Peraltro, va detto che caratteristiche di questo tipo le ritroviamo in molti pianisti della sua età (o leggermente più cresciutelli). Un paio di settimane fa, un articolo di Riccardo Lenzi sull’Espresso ha lamentato il mancato ricambio generazionale dopo un secolo di grandissime personalità; e in questo caso non si tratta del solito sfogo nostalgico sui bei tempi andati: anzi, la situazione non sembra altro che la conseguenza (logica, anche se forse non inevitabile) della cristallizzazione del repertorio. Se gli autori, e perfino i brani sono sempre gli stessi, ad emergere non sono più i grandi artisti ma i bravi intrattenitori; e in questo senso, il migliore simbolo del pianismo attuale è l’Onda cinese capitanata da Lang Lang (definito da Paolo Isotta “metà Chopin e metà Sinatra”). Sara Ott si inserisce perfettamente in questa linea di tendenza, e il ricambio generazionale pare ancora largamente incompleto.
 
 


Tags: 12 Studi Trascendentali, Alice Sara Ott, Deutsche Grammophon, Franz Liszt, Fryderyk chopin, lang lang, Massimo Balducci, pianista, repertorio classico, valzer,
17 Marzo 2010

Oggetto recensito:
FRYDERYK CHOPIN, COMPLETE WALTZES, PIANOFORTE ALICE SARA OTT, DEUTSCHE GRAMMOPHON

Duecento anni di Chopin Vedi tutte le recensioni: 2/La neute bleue: tutti a casa di George Sand3/Rafał Blechacz: quel giovane è già un classico; 4/Leszek Mozder: e il Notturno diventa jazz; 5/Edna Stern: se Chopin fosse donna                         

giudizio:



8.669997
Media: 8.7 (3 voti)

Commenti

Questa incisione non ha nulla

Questa incisione non ha nulla a che vedere con il modo di suonare di un Lang Lang o di un suo simile: c'è eleganza e freschezza in ogni nota, un rubato sottile e un fraseggio raffinatissimo, una continua ricerca di varietà nell'accompagnamento. ciò che colpisce in questa esecuzione è la "leggerezza" (calviniana) con cui ogni valzer viene eseguito, quel leggero scintillio, la grazia con cui ogni abbellimento fiorisce con spontaneità, il suono perlato che, insieme ad un sorriso, accompagna ogni nota. Siamo anni luce dalla pesantezza di un Lang Lang o dalla volontà di un mero intrattenimento, o da una riflessione filosofica che ha poco a che vedere con pezzi scritti per uso personale o addirittura una destinazione salottiera. Si trovano piuttosto in questo integrale una pensosa leggerezza e una grazia assoluta che ben si addicono all'incredibile eterogeneità di questi pezzi.

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