L'eclettico Luigi Cinque guarda all'Oriente come alle coste del Brasile, promette itinerari fra l'avanguardia europea e il jazz afroamericano. Luna reverse è un viaggio nella musica del mondo, ma fatto restando fermi
di Marco Buttafuoco
“L’arte contemporanea - afferma lo storico belga Han Hoet - non ama le etichette, la ghettizzazione, la divisione in specie, generi e stili. Ama i contorni sfumati, le toppe, le giunte, le sovrapposizioni, i collage: vuole la varietà, la quantità, le smorfie e le stramberie… si basa sul concetto che siamo sempre in fase d’apprendimento. E’ tutto un insegnare; gli altri a noi, noi agli altri”. E’ chiaro che sono parole che contengono una certa dose di insofferenza verso quel fenomeno che oggi va noto sotto il nome di "globalizzazione culturale". Chi scrive non condivide lo spirito di questo giudizio, ma ne riconosce veri alcuni punti.
Il lettore perdonerà questa lunga introduzione, utile però a inquadrare quest’ultimo disco di Luigi Cinque, world music allo stato quasi puro. Citazione ed utilizzo di tanti linguaggi musicali, ricerca di un nuovo paesaggio emotivo, immaginario ed immaginifico. Si sente tanto in questa disco, perfino l’aria de I pescatori di perle di Bizet variata per oud (il liuto arabo) marimba, mandoloncello e chitarra flamenco. Si sentono sax jazzistici, percussioni brasiliane e tastiere elettroniche; il tutto immerso in un atmosfera calda e ventosa, di scirocco. La stessa che avvolgeva il precedente ed acclamato Tangerine Cafè del 2002. Languori mediorientali, reveries brasiliane, vibrazioni afro-americane, sogni dell’avanguardia europea.
Tutte queste suggestioni non si risolvono però, né nell’album precedente né in questo Luna reverse, in una sintesi musicale nuova. Toppe, sovrapposizioni, collage, cartoline musicali, sensazioni di già sentito. D’altronde è una trappola nella quale cadono molti dei cantori della musica del mondo. Jan Garbarek, per citare uno dei più grandi, ha dedicato molti dei suoi ultimi dischi a questa ricerca di esotismo crepuscolare e oramai scontato. Pochi - fra essi citerei Anouhar Brahem, grande suonatore di oud che ha saputo stracciare un sentiero di malinconia fra la sensualità araba ed una Parigi brumosa - riescono ad andare al di là della semplice contaminazione dei suoni e ad elaborare una poetica originale.
Ciò non significa che Luna Reverse sia un disco da accantonare. Quando Cinque lascia da parte il “sud immaginario” (parole sue) e dialoga con la voce dolcissima e straziante del violino di Alexander Balanescu (Improversus) la musica decolla e vola al cuore. E quando esplora i sentieri della ricerca contemporanea il discorso si fa più interessante. Ma sono episodi rari.
Complessivamente il disco è di piacevole ascolto ma non fa scoprire niente. E’ un immobile viaggio attraverso la musica del mondo. E’ come passare una giornata in un porto di mare dove s’incontrano tracce di tante vite e storie diverse. I porti sono luoghi molto poetici e pieni di sorprese, ma bisogna pur navigare e rischiare per scoprire qualche nuovo paese. Questo non vale solo per Luigi Cinque, che è musicista colto ed abile. E’ un problema di tutta una proposta, quella della world music, che ha oramai dato il meglio di sé.
Tags: arte contemporanea, Jan Garbarek, jazz, Luigi Cinque, Luna reverse, Marco Buttafuoco, musica etnica, recensione, Tangerine Cafè, World music,
Luigi Cinque, Luna Reverse, MRF/My Favorite records 2010
Commenti
penso che lunareverse sia un
penso che lunareverse sia un lavoro da ascoltare attentamente.Il motivo?: non è world music semmai propone una serie di ipotesi di uscita da tale categoria che sappiamo fittizia e costruita fondamentalmente dalla critica e dal mercato; e lo fa attraverso la riscrittura di classici, la commistione del timbro, il segno contemporaneo, la vocalità micro/modale, il jazz. luna reverse è un disco appositamente vario, politematico, che non ha timore di contraddirsi pur di suggerire soluzioni e fughe dalla scrittura inutile ( a proposito dell'ultimo Brahem? ), dalla monotonia tecnicistica di molto jazz di oggi e dal poeticismo della media canzone allineata. E' un disco nel quale è il particolare che conta non l'intero. LF
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