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ritratto di Nicola Campogrande
di Nicola Campogrande

Musica ad occhi chiusi


Ricordo il viso di Stockhausen, al Conservatorio di Parigi, mentre ascoltava alcune registrazioni di noi allievi: i lineamenti distesi, l'aria concentrata, gli occhi rigorosamente chiusi. Mi stupì, perché io non sono mai riuscito ad ascoltare musica ad occhi chiusi e ho sempre pensato che quella fosse una posa, un atteggiamento tardoromantico, l'ostentazione di un contatto con chissà quale invisibile realtà trascendente. Stockhausen comunque ascoltò così, e alla fine reagì ai nostri pezzi con parole sensate, persino preziose. E dunque pensai: ha ascoltato, ha ascoltato davvero.
Oggi, ripensandoci, ho l'impressione che un ascolto senza la visione non possa più esistere. Che, se non guardiamo la fonte sonora dalla quale la musica proviene, non riusciamo nemmeno ad accorgerci che la musica è presente, che ci arriva alle orecchie. Perché abitiamo in un mondo popolato di videoclip, certo. Ma soprattutto perché la musica di sottofondo obbligatoria è talmente diffusa, talmente imprescindibile, che il vivere immersi in una colonna sonora (imposta) è ormai purtroppo la nostra condizione naturale. E dunque, se i nostri occhi non incrociano un musicista, non siamo più in grado di ascoltare, di prestare attenzione a un fenomeno che è destinato alle orecchie ma che ormai passa prima attraverso agli occhi. Se non vedo, insomma, non ascolto. Che follia, non credete?

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Inserito da Nicola Campogrande - 3 gennaio, 2010 - 23:43


Commenti

No, non credo. e provo a

No, non credo. e provo a spiegare perché. la prima cosa che mi è venuta in mente pensando alla musica staccata dalla visione, sono state le tante volte in cui, alla fine di un concerto o semplicemente durante l'esibizione di qualche formidabile musicista di strada, ho acquistato il cd sull'onda dell'entusiasmo. e sono rimasto profondamente deluso quando l'ho riascoltato sullo stereo di casa. qui si pone il dilemma: dove sta la verità? il gruppo era mediocre e a me era parso bello perché m'ero fatto incantare dalla visione dei musicisti? oppure era davvero formidabile ma qualcosa - il quid della musica - va lost in translation, perso nella registrazione in studio e/o nell'ascolto lontano dagli occhi? poi ho pensato: ma quanti anni sono che la musica viene fruita anche, se non principalmente, attarverso i mezzi di riproduzione meccanici? grammofoni, giradischi, radio, mangianastri, lettori cd, ipod: da quanto tempo esistono? 100 anni ufficiali, molti meno per avere un effettivo utilizzo di massa. e che sono cento anni in confronto alle decine di migliaia di anni di storia dell'uomo, del quale la musica è stata una delle prime espressioni? tutta una storia in cui ascoltare e vedere erano esperienze congiunte e non separabili, in cui sentire musica e avere davanti agli occhi un musicista erano più che un obbligo, un'ovvietà. poi dall'altroieri - in termini evolutivi 100 anni sono l'altroieri - le cose cambiano, e noi ce la prendiamo con l'ambient?

Sono (rispettosamente)

Sono (rispettosamente) d'accordo con questa opinione, per cui musica e gesto musicale sono strettamente correlate sin dalla notte dei tempi, e la vista è sempre stato il senso preferito dall'uomo. Semmai questo tipo di musica che ci propinano forzatamente ci allontana dalla visione del gesto musicale, che è naturale e bellissimo, e lo allontana verso il grigio del negozio o della metropolitana.

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