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ritratto di Nicola Campogrande
di Nicola Campogrande

Musica che avvelena


Quando ero bambino c’era una Pubblicità Progresso che diceva: “Chi fuma avvelena anche te. Digli di smettere”. Sono passati trentacinque anni e leggo che ora a New York la maggioranza degli inquilini sarebbe disposta a pagare un affitto più caro pur di abitare non solo in un appartamento ma in un palazzo smoke-free. Cioè in un luogo nel quale una passione individuale va ricondotta a questione personale; se tocca la vita di altri, anche solo con tracce sospese nell’androne, con sospetti di odori nell’ascensore, con rischi di contaminazioni tra finestre contigue, non è gradita. Quando invece l’altro giorno in treno ho chiesto a una signora seduta a cinque metri da me di abbassare il volume del suo lettore mp3, lei mi ha guardato come un marziano. Ho provato a spiegarle che le sue cuffiette non diffondevano musica soltanto nelle sue orecchie ma anche nell’ambiente circostante, le ho fatto gentilmente notare che io non volevo ascoltare ciò che usciva dal suo walkman, e lei si è offesa, comunicando ai vicini di posto che non le era mai successa una cosa simile, che io non mi potevo permettere, che la libertà del singolo (!) eccetera.
 
Ora, io ho un udito sensibile, faccio il compositore, presto attenzione ai suoni e tutto quello che volete, ma perché mai devo essere obbligato ad ascoltare gli scarti di ciò che un altro sta sentendo? Perché il mio viaggio in treno, la mia attesa sulla banchina della metropolitana, la mia coda alle poste devono essere accompagnati dalle frequenze acute – quelle che sfuggono più facilmente dalle cuffie – di una musica che non voglio ascoltare? La musica è una cosa importante: suggerisce emozioni, dà forma alle idee, fa muovere i piedi; è un tassello determinante della nostra esperienza del mondo, tanto che la cerchiamo, la compriamo, la scarichiamo dalla rete; sottoporsi all’ascolto, insomma, non è un fatto neutrale: è una cosa grossa. E allora perché mi si deve obbligare a sentire i residui della musica che un altro ha scelto per sé?
Forse un giorno anche per gli ascoltatori vagabondi inventeranno delle cuffiette chiuse, come quelle enormi che usano i fonici negli studi. Fino a quel momento, però, non pensate che sarebbe civile e bello pensare a chi ci sta intorno? “Chi ascolta a volume alto fa ascoltare anche te. Digli di smettere”.

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Inserito da Nicola Campogrande - 23 novembre, 2009 - 15:43


Commenti

d'accordissimo sul tremendo

d'accordissimo sul tremendo fastidio della musica altrui a cui si è sottomessi, soprattutto nolenti. e poi non capisco come si possa sentire musica in mezzo al marasma di un treno, una metropolitana, addirittura durante l'allenamento quotidiano di corsa. L'ascoltare (non sentire, ma ascoltare) un brano musicale necessita di una grande attenzione, di partecipazione, di comprensione (compatibilmente alla propria conoscenza musicale, naturalmente). quando ascolto un cd sento la necessità anche di una preparazione mentale, simile quasi a quella che si ha ascoltando un concerto. francamente la musica ascoltata con i-pod o similari la ritengo solo un modo per perdere molto più velocemente l'udito e per dare fastidio ai vicini.

Interessante l'articolo e

7.02

Interessante l'articolo e anche i commenti. Condivido l'opinione che il problema si estende anche a molti luoghi pubblici commerciali (bar,locali, ecc), tanto che, personalmente, non entro in alcuni negozi perchè la musica o il volume proposti me ne tengono a distanza. Per quello che riguarda i rumori "molesti" derivanti da i-pod e simili nei mezzi pubblici...beh, è una questione di educazione e di sensibilità; sinceramente non ho soluzioni efficaci da proporre (come aumentare la sensibilità altrui?). Però, in effetti, sarebbe un tema da affrontare anche a livello legislativo, se non altro all'interno dei regolamenti delle società di gestione dei mezzi pubblici.

In risposta a quanto scritto

In risposta a quanto scritto da Zippoli vorrei dire che sui treni esiste un considerevole numero di persone che leggono: libri, quotidiani o riviste, non importa cosa, ma leggono, spesso "isolati" dal resto del vagone proprio grazie alle cuffiette....perchè nel marasma generale che ho già descritto precedentemente, se uno vuol concentrarsi, spesso conviene ascoltare musica per poterlo fare (ci sono anche studenti che sfruttano il tempo del viaggio per preparare esami). Personalmente non amo quando qualcuno vuol sbirciare il libro od il quotidiano che leggo. Leggere è una questione molto personale, non mi rendo visibile perchè ho in mano della carta stampata e non mi permetto di guardare nemmeno quello degli altri, perchè capisco che possa infastidire (tant'è che molti coprono la copertina con carta proprio per non far sapere cosa stanno leggendo). Non è che necessariamente durante un viaggio si deve socializzare con gli altri passeggeri, perchè anche questa è libertà, libertà di poter stare da solo anche in mezzo agli altri. Non è autismo autoreferenziale, è il diritto di chiunque ad interagire con gli altri quando più gli aggrada e con chi sceglie di farlo. Mi è capitato che con libro in mano e musica nelle orecchie qualcuno sentisse la necessità di interrompere il momento che mi dedicavo per cercare di fare per forza due chiacchiere. Siccome non riesco ad essere scortese ho finito per chiudere il libro e spegnere la musica e parlare, ma non ero contenta, non lo ero affatto. A me non sarebbe mai venuto in mente di disturbare il passeggero di fronte quando, così chiaramente, mostrava il suo desiderio di stare coi proprio pensieri (non è che sia l'unica, sia chiaro, era solo un esempio). Poi vedendo tutti i giorni gli stessi visi, si finisce naturalmente per conoscersi, si parla, anche di argomenti interessanti a volte, ma capendo tutti che non deve essere un obbligo, non tutti i giorni sono uguali e si rispetta anche il desiderio di solitudine, perchè anche quello è un diritto.

Non è questione tecnica o

Non è questione tecnica o tecnologica; o quando e come ascoltare, seguire i propri sogni, perseguire e perseguitare anche i propri desideri. In questi comportamenti, civilmente condotti e metodicamente ripetuti, la tecnologia - molto tecno in realtà, ma poco logia - esclude, elude proprio il logos, la parola appunto e perciò la relazione. La maggior parte delle persone concentra il proprio campo d'azione entro i pochi centimetri di protesi che gli si attagliano: e sono cuffie cellulari portatili chiavette iPod e così via in un elenco cibernetico che adorna la nostra campana di vetro, pardon, di plastica forse riciclcata forse no. Il giornale o il libro, che non disturbano nessuno e che talvolta, quasi seduttivamente catturano lo sguardo dell' altro, sono ancora segni di un essere nel mondo insieme ai propri pensieri, anzi di più, quasi dichiarandoli; nella scelta del giornale quotidiano o nel furtivo captare la frase di un libro che ho letto, vorrei leggere, non so, io mi dichiaro, mi rendo visibile. Sono molte, moltiplicate davvero, le forme dell' autismo autoreferenziale, di una miopia mentale e materica: sono di fronte a te e non mi vedi, non mi senti?

Hai ragione su quanto dici,

Hai ragione su quanto dici, io passo due ore mezza in corriera e non è tanto diverso. Non è solo questione di musica, quella che può piacerti o meno, ma di giovanissimi che parlano ad alta voce come fossero al mercato con un linguaggio molto ricco, sì molto ricco di bestemmie e parolacce. Mi son dovuto portare quelle piccole cuffiette per limitare il continuo martellamento, ma comprendendo quanto dici non tengo il volume alto (non mi piace assordarmi) e qualcosa passa sempre, passa comunque. Se ti azzardi a dire qualcosa vieni sbeffeggiato o preso per un vecchio brontolone. Questa è una forma di violenza che trova spazio perché manca l'educazione, manca il buon senso, manca il rispetto. La musica può portarti in paradiso, ma può anche portarti all'inferno. Basta poter scegliere.

Trascorro sui treni almeno

Trascorro sui treni almeno tre ore al giorno (ritardi esclusi). Il problema dei rumori molesti è effettivamente serio. Concordo in pieno con chi si è lamentato delle suonerie, che spesso diffondono orrendi suoni (melodie o musiche non mi paiono la giusta definizione) a volumi impressionanti; orrende voci che si sentono in dovere di urlarci i loro affari privati e di lavoro, con interlocutori che mal sentiranno ogni parola detta e che verrà quindi ripetuta più e più volte, come in un mantra (il viaggio è previsto a bordo di un treno regionale, non un Frecciarossa o un ETR); di orrendi viaggiatori che, incuranti degli altri, soprattutto verso le sei del mattino, scelgono di chiacchierare "dal vivo" ad un volume tale che anche quelli degli scompartimenti che li precedono o seguono possono intervenire per dire la loro. A questo aggiungiamo le naturali "armonie" del treno, che includono anche fischi interni provenienti da misteriosi anfratti, cigolii, il rumore stesso del treno sui binari, soprattutto in estate, quando i finestrini sono abbassati (perchè l'aria condizionata sui treni dei pendolari è quai sempre utopia), il dolce suono delle ruote frenanti (eccellente esempio di suono che perfora i timpani).....va da sè che, almeno in questo tipo di viaggi, gli acuti provenienti dalle cuffiette altrui non giungono. Naturalmente su altri mezzi, alle fermate degli autobus, ecc, sicuramente risultano molto fastidiosi, sono d'accordo con quanto espresso dal sig. Campogrande, ma se volete vivere indimenticabili esperienze in materia di suoni (acuti e gravi) che mettono a seria prova non solo l'udito, ma anche il sistema nervoso, consiglio a tutti un paio di settimane (almeno) di gioiosa vita da pendolare, impagabile esperienza che ogni cittadino dovrebbe poter vivere. La buona educazione, invece, sarebbe auspicabile poterla vivere in ogni situazione quotidiana, ma questa.......è pura fantascienza!!!

Aggiungo due ragioni legate

Aggiungo due ragioni legate alla nostra fisiologia per le quali i residui
sonori delle cuffie altrui ci danno cosi' fastidio.
La prima e' legata al fatto che noi percepiamo in modo diverso le diverse
frequenze (lo si puo' vedere su grafici che tracciano le curve di
isofonia): per farci sentire un suono grave ci vuole molta piu' energia
(cioe' volume) che per farci sentire un suono acuto. Per questo una
caramella scartata in una sala da concerto a dieci metri di distanza ci
infastidisce (suono acuto) mentre se il nostro vicino percuote il
pavimento con i piedi - senza esagerare, intendo - noi non ce ne
accorgiamo (e' un suono grave). E per questo, ancora, molti rumori
ferroviari sono meno invasivi delle percussioni che sfuggono alle cuffie
(di solito sono le percussioni martellanti quelle che ci tocca ascoltare -
e' molto piu' difficile disturbare i vicini sentendo sul walkman le Nozze
di Figaro).
La seconda ragione e' che la nostra percezione di un suono continuo nel
tempo tende allo zero. Se ascoltassi un suono sinusoidale puro (cosa che,
nella vita quotidiana, accade raramente), cioe' un suono che non ha
nessuna variazione, che non vibra, che non cambia mai, dopo un po' non lo
sentirei piu'. Diciamo che il nostro sistema percettivo si abitua, e ci
difende cosi'. Per questo rumori che hanno una buona dose di uniformita'
(una strada trafficata, il vocio di una piazza) dopo un po' di tempo non
vengono piu' percepiti: il nostro sistema nervoso ci protegge e fa sparire
un messaggio sonoro che non e' significativo, perche' e' sempre uguale.
Anche per questo, dunque, il rumore del treno da' meno fastidio mentre la
musica, che per sua natura e' fatta di suoni differenti anche quando un
ritmo e' martellante (perche' alternera' comunque, ad esempio, diversi
colpi di piatto di una batteria), si fa ascoltare, richiama la nostra
attenzione, si impone. Con le conseguenze delle quali stiamo scrivendo.
Felice di non essere l'unico marziano a pensare che l'inquinamento da
walman sia una piccola follia, ringrazio tutti per gli interventi :)

Mi sono divertito, leggendo

Mi sono divertito, leggendo articolo e commenti. Grazie

Per Bdd: il rumore del treno

8.01

Per Bdd: il rumore del treno dà meno fastidio poiché comprando un biglietto sottoscrivo un tacito accordo con il paesaggio sonoro della ferrovia. Insomma me lo aspetto. iPod col volume "a palla" o suonerie di cellulari invece no. Perché devo improvvisamente venire a sapere che al passeggero seduto due posti più in là è arrivato un messaggio?

Per Silently: le cuffiette ear-in sono nocive. Il nostro padiglione auricolare ha la forma che ha proprio per accettare il suono in un certo modo (o dall'esterno o attraverso cuffie di dimensioni tali da coprire l'orecchio per intero). Con quel genere di cuffiette il suono "penetra" innaturalmente nell'orecchio andando a "colpire" direttamente i timpani... non mi sembra una buona cosa.

Per Nicola Campogrande: continua così,

fe'

Arguisco quindi che non si

Arguisco quindi che non si potrebbero usare neanche le cuffiette "normali".

Ora devo solo decidere: Rischiare di procurarmi seri danni ai timpani tenendo il volume talmente alto da disturbare l'intero vagone della metropolitana, oppure farmi dare 30 anni per omicidio preterintenzionale quando uccideò il mio alter-ego che ascolta beatamente la musica a palla con le sue cuffiette ear-in?

Dilemma insolubile...

Scherzi a parte: io credo che con un volume normale la cuffietta-tappo sia un ottimo deterrente contro gli omicidi in metropolitana. Ti farò sapere tra una 30ina d'anni.

Mi capita spesso, neanche il

9

Mi capita spesso, neanche il rumore del treno riesce a sovrastare la musica a tutto volume che si diffonde dalle cuffiette altrui. Voglio la maglietta “Chi ascolta a volume alto fa ascoltare anche te. Digli di smettere”.

Sign.

Sign. Campogrande, inannzitutto concordo in pieno; questo martirio è riservato a chiunque sia obbligato a prendere dei mezzi pubblici quotidianamente.

Mi permetta di consigliarle le cuffiette ear-in: ottimo antidoto all'inquinamento acustico, con doppia funzione tappo-cuffia!

Mi capita molto spesso di

9

Mi capita molto spesso di viaggiare in treno e sottoscrivo alla grande! Aggiungerei, oltre agli MP3 anche i PC e film annessi, gli annunci "strillati" dal personale di bordo e soprattutto le malefiche suonerie dei cellulari e le faccende personali raccontate al telefono da viaggiatori assolutamente incuranti della spesso invocata a sproposito "privacy". Tutto si può fare...a bassa voce!

Questione interessante. Però

Questione interessante. Però mi chiedo come faccia la musica di un "walkman" a sentirsi a cinque metri di distanza: soprattutto dentro un treno in corsa, il cui rumore (e a maggior ragione per gli orecchi sensibili) dovrebbe essere in ogni caso molto più fastidioso...

Concordo con l'egregio

7.02

Concordo con l'egregio Campogrande, grata voce di Radio3. La musica somministrataci nostro malgrado andrebbe perlomeno ridotta, visto che è fonte di danno potenziale. Vorrei sottoporre alla Sua attenzione un altro problema di etica acustica. Abito a poca distanza da una chiesa e il suono festoso delle campane non mi disturba, in quanto madeleine acustica della mia infanzia. Il rintocco a lutto, invece, puo' nuocere al mio umore, rischiando di abbassarlo ulteriormente quando è gia' sottoslivellato . Il rintocco quotidiano delle 7,15 del mattino rischia di svegliarmi o suggestionare sogni sgradevoli, e quello delle 20 rende inutili le mie precauzioni per evitare di sapere l'ora esatta. Il suono delle campane, secondo Lei, andrebbe abolito?

Che dire allora della musica

9

Che dire allora della musica diffusa negli ambienti pubblici che si mischia al sano e naturale rumore della folla... Perché anche qui ci deve essere chi sceglie per noi?

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