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di Gian Luca Favetto

In difesa del privato


È solo uno sfogo, una sensazione, non un pensiero, uno scatto d’umore: sono stufo dei controlli. Telecamere, carta di credito, telefonini, caselli autostradali, anche ztl, tutto diventa un modo per controllarti. Tutto segnala dove sei.
Ma se non hai nulla da nascondere..., dice. Me ho da nascondere, me. Ho da preservare il mio spazio e il mio tempo, la mia anima e i miei cazzi.
Ho letto le prime venti pagine di un libro scritto da un sociologo tedesco, Wolfgang Sofsky, e pubblicato da Einaudi: In difesa del privato. Dove si dice che il cittadino rinuncia “senza esitazioni a essere inosservato, anonimo, inaccessibile. Non avverte la perdita della libertà personale. Nemmeno immagina che ci sia qualcosa da difendere. È troppo poco geloso della propria sfera privata per preservarla a costo di altri vantaggi”.
Se non venissero cancellati certi dati e certe tracce, nota Sofsky, gli uomini sarebbero reclusi nel carcere della loro storia. Anche per questo uno scrive: per non rimanere imprigionato nella propria storia. Ci pensa il potere a rinchiuderti lì dentro.
Per sua natura il potere è egemonico. Crea conformismo e obbedienza. Punta a disporre di sudditi, non di cittadini. Occupa spazio e tempo. Il mio e il tuo tempo. Che cosa facciamo noi per contrastare tutto questo? Poco. Anzi, giulivamente lo favoriamo. È così che dura il potere. Più controlla, più si espande. Più si espande, più occupa. “Fra le poche conquiste della civiltà moderna rientra la pretesa che lo stato venga circoscritto nei propri limiti e che la società sia protetta dalle prevaricazioni della politica. I limiti del privato sono i limiti del politico. La difesa del privato è la più efficace protesta dell’individuo contro l’esiziale universalismo del potere” avverte in copertina il libro. Ecco. Contemperare questo con l’idea di comunità è la scommessa. Ma chi ha ancora la forza di giocarla?


8.01
Media: 8 (5 voti)

Inserito da Gian Luca Favetto - 11 aprile, 2010 - 18:17


Commenti

@REDAZIONE: Salve, avevo

@REDAZIONE: Salve, avevo risposto ad Ire, ma il mio messaggio è sparito. Dove è finito? Perché è stato cancellato? Vorrei poi dire che pur provando a scrivervi via email, il server mi risponde che la casella di posta (quella del direttore) è piena e non può ricevere altre email. Inoltre, visto che uso l'RSS, vi comunico che gli articoli, sia generali che di blog non vengono indicizzati in modo corretto, sono presenti solo gli ultimi. Cordiali saluti.

mammamia pax, quante cose!

mammamia pax, quante cose!
 
allora: è improbabile che il suo messaggio sia stato cancellato, è sicuro che sia stato caricato dopo essere stato scritto? in ogni caso un errore tecnico o umano può essere pure capitato, ci scusi e abbia pazianza di riscriverlo.
 
posta: qual è la casella del direttore che usa? dovrebbe per favore fare riferimento all'indirizzo della redazione o usare il modulo dei contatti, lo leggiamo sempre noi e inoltriamo a chi di dovere
 
rss: grazie dela segnalazione, riferiremo ai nostri maghi del web....

Non volevo assillarvi. In

Non volevo assillarvi. In merito al messaggio mi era sembrato strano, anche mia moglie l'aveva visto dopo il caricamento e per un paio di giorni era lì. In merito all'RSS, se funziona, è un modo piacevole per essere informati. So quanto Drupal sia complesso, per cui buon lavoro ai vostri esperti informatici e un grazie a voi e ai vostri collaboratori per esserci.

Beh, non per niente le

7.02

Beh, non per niente le trasmissione più seguite nella televisione sono i vari grandi fratelli e company - lo "spiare" i comportamenti della "fauna" rinchiusa sembra, per alcuni, essere interessante... E' come vivere delle altre vite, visto che la tua è "controllata". Il grosso guaio secondo me è che il "Grande Fratello" in cui viviamo quotidianamente ha il maledetto vantaggio di concederti delle comodità - col telepass non fai la coda al casello, con la carta di credito non ti porti dietro contanti e poi paghi il mese dopo, etc. etc. - che tu paghi a rate, con fette di libertà, che non ti accorgi nemmeno di lasciare per strada. Ma, a volte, qualche pesce dalla rete scappa e riesce ancora, come dice GL, a farsi i "suoi cazzi"....

Ire, hai ragione. Anche se,

Ire, hai ragione. Anche se, forse, un altro motivo nel vedere certe trasmissioni è legato alla mancanza di valori e di senso della propria vita. Non tanto quello del controllo. La curiosità morbosa di sapere le cose degli altri e di farsi gli affari degli altri mettendo bocca in ogni cosa. Usiamo le parole, spesso generalizzate, per dire a una persona: "Dovresti fare questo e non quello" Non ci sporchiamo le mani con un discorso diretto e questo modo di agire è subdolo quanto la pubblicità nascosta.

In merito alle comodità, sì, è vero, ci sono; ma non sappiamo usarle, così come non sappiamo usare il benessere che abbiamo: bruciamo tutto in breve con la spinta a volere di più, tanto (come dici) ci sono le rate. Stiamo distruggendo il mondo, ma pensiamo che tanto pagheremo a rate. No, saranno i nostri figli e i figli dei nostri figli a pagarle. Come bambini vogliamo avere qualsiasi cosa ed essere al centro dell'attenzione, almeno quel tanto che ci permetta di avere un potere sugli altri, per poi scomparire nell'anonimato appena veniamo individuati troppo.

Sì, è vero. Qualcuno riesce ad uscire dalla rete, spesso sfondandola grazie alla rabbia, ma ne resta anche ferito, altri non si fanno prendere dalla rete perché la vedono spesso dopo un lungo percorso doloroso. Se siamo più attenti e informati, se conosciamo di più noi stessi, la rete sarebbe visibile un po' a tutti e il pescatore dovrebbe cambiare mestiere, rete o luogo.

privato: persona separata

privato: persona separata dallo Stato, poi passato a indicare cosa relativa a una persona particolare.

è così, se ci si pensa è terribile: il privato, come concetto, è un'invenzione del potere. è come dire che l'esistenza dei singoli non ha alcun valore se non in relazione allo stato, a ciò che è, sta. il fatto che dentro quella separazione ci stia la coscienza, l'intelletto, il mondo affettivo, la storia, la cultura, le scelte, la libertà di una persona non ha nessuna importanza, o almeno non ne ha finché quel privato non affiora come scelta di desistenza nei confronti del potere. affinché ciò non accada, è necessario che il potere si dia da fare a spiare, controllare, monitorare, indirizzare, educare, programmare le persone. finché il vivere in comune non sarà concepito come l'ambiente in cui ogni singola libertà riverbera e illumina la libertà altrui, non ci sarà via di uscita. ma forse allora sarà troppo tardi.

ottimo.

9

ottimo.

Anche Richard Stallman

Anche Richard Stallman (esperto e ideatore del software libero e della licenza GPL) era già anni fa preoccupato della privacy, in quanto le nuove tecnologie non permettono alla persona di conoscere cosa, ad esempio, ci sia realmente scritto sulla propria carta d'identità elettronica. Si va in fiducia, ma non è giusto. Chi conosce le tecnologie potrebbe abusare e causare danno, senza che nessuno possa fare nulla. Accade oggi: quanti comprano un bel modem WIFI e poi non mettono le protezioni così che chiunque dall'esterno può connettersi alla sua linea ADSL e magari fare danno? Stiamo allo sfacelo culturale, tra poco i libri saranno sostituiti dall'informatica: dai libri elettronici. Nessuno si renderà conto che ciò che è scritto in un archivio elettronico può essere modificato o cancellato in qualsiasi momento e così, per riscrivere la storia basterà una manciata di bit. Altro che perdita delle proprie origini, qui in gioco è la coscienza di noi stessi. Il privato è spesso confuso con il silenzio e la negazione della informazione, perché è un modo per poter ingannare e nascondere le nostre reali intenzioni. Non è solo usato dal potere, ma anche dalle persone e questo è grave. Siamo noi a dare energia e motivo al potere di esistere, perché siamo noi ad amare il potere e se ci fosse data l'opportunità di ottenerlo, il nostro comportamento sarebbe lo stesso dei politici. Anche se alcuni si celano dietro a ideali o ci credono veramente, questa spinta andrà bene fino e solo a quando si tratterà di parole, nel momento in cui ciascuno di noi dovrà entrare in gioco, le cose dovranno cambiare.

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