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ritratto di Gian Luca Favetto
di Gian Luca Favetto

Le donne e le case


Questo non è Kafka, purtroppo, sono io, e pazienza - uno vorrebbe toglierselo di dosso, questo io, almeno quando scrive, essere già gli altri che leggono, essere tu. Comunque. Nella settimana dell’8 marzo - auguri, perché non sia soltanto un giorno, ma possa essere sempre; può accadere, no?, girando l’8 di novanta gradi, per esempio, mettendolo orizzontale, così ∞, puoi pensare all’infinito, è il simbolo dell’infinito, è il per sempre...
Nella settimana dell’8 marzo, dicevo, la settimana della prima donna che conquista l’Oscar come miglior regista, Kathryn Bigelow con The Hurt Locker, recupero qualche riga scritta l’anno scorso in un romanzo. C’è un vecchio comandante di navi a cena con un giovane fotografo. Il comandante si chiama Cindro Ferretti, è un triestino. Damir Babic, il fotografo, è di Sarajevo. Si trovano in Sicilia, una sera di novembre, verso Sciacca. Bevono e mangiano. Si raccontano. A un certo punto il vecchio comandante, parlando delle navi, dice che passano, nel senso che invecchiano, finiscono. E sai perché passano?, chiede. Il giovane capisce che non deve rispondere, ascolta. “Perché sono nate per gli uomini – attacca Ferretti. Invece le case, che nascono per le donne, non passano, le devi buttare giù. Se fosse per loro, non passerebbero mai. Le donne tengono le cose, le custodiscono, gli continuano la vita. Gli uomini le usano, le consumano, per questo passano. Le case nascono per impedire alle donne di spostarsi, di fare le nomadi. Dài alle donne un luogo di cui occuparsi, invece di lasciarle libere in modo che abbiano tutto lo spazio a disposizione. Capito lo scambio? Un luogo al posto dello spazio. Una prigione, magari dorata, invece di tutta la Terra. La casa è una punizione preventiva per l’adulterio, un tentativo di evitarlo. Comunque, ti punisco: stai chiusa lì tu”.


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Inserito da Gian Luca Favetto - 10 marzo, 2010 - 11:35


Commenti

Anche Roberto Cota, nel suo

1.08

Anche Roberto Cota, nel suo ultimo comizio, ha detto qualcosa di simile, stringendo la mano a Miss Padania.

E' una provocazione o un

E' una provocazione o un punto di vista davvero limitato? (per non dire altro) Ma che discorsi sono? Ma è proprio così ingenuo da non pensare che una donna SE vuole può tradire tranquillamente sia fuori che dentro casa: altro che prigione dorata. Ci pensi, davvero, altrimenti quello ad essere punito sarà lei, sig. Favetto.

Bella la citazione da Le

Bella la citazione da Le stanze di Mogador, meno bella la concezione della donna che ne deriva. Il gentil sesso, a mio avviso, dovrebbe essere meno dolce e un po' più pepato, piccante, vitale. E lo è anche, ma allora perché salta fuori sempre la vecchia e solita storia della femmina come segregata in casa, prigioniera di sbarre mentali? Questione storica, appunto.

credo che le donne

credo che le donne custodiscano perché dentro di loro portano una vita nuova - biologicamente, idealmente, praticamente. sono loro la casa. se devi custodire la vita non puoi andartene in giro per il mondo, devi restare ferma, in un modo o nell'altro, non devi perdere di vista i confini del mondo che conosci perché al di fuori di esso esiste il pericolo e i mistero. gli gli uomini vanno nel mondo e cacciano, o coltivano, o si battono per il cibo, lo spazio e la sicurezza. la casa è una prigione, ma anche un rifugio, un punto di osservazione, un regno incontrastato, un'oasi: basta essere libere, dentro.

Radice: l'educazione è la

Radice: l'educazione è la base della cultura, la cultura è la base del giudizio, il giudizio è la base delle scelte, le scelte non sono libere perché la cultura è inficiata da un'educazione che si basa su regole non vissute, non accettate, imposte, senza rispetto e senza valore. I tacchi, il chador, la biancheria intima sexy, il niqab sono solo strumenti a disposizione della donna che nella sua libertà può indossarli oppure no in un paese abbastanza libero. Libero, infatti è questo il termine sotto inchiesta: cosa significa libero? Perché essere libero è sinonimo di movimento, di spostamento e questo può essere realizzato da ognuno se lo vuole, ma lo vogliamo? Perché la libertà come la verità è una cosa che scotta e preferiamo fare orecchi di mercante piuttosto che mettere in discussione la nostra identità, le nostre scelte, il nostro giudizio, la nostra cultura ed educazione -quella che ci siamo costruiti e continuiamo a perpetuare.

E perché i tacchi no? I

E perché i tacchi no? I tacchi, la biancheria cosiddetta sexy, l'abbigliamento femminile in genere, non sono fatti per impedirne il movimento? Una gonna stretta con lo spacco e un paio di tacchi consentono spostamenti brevi (nel tempo e nello spazio), certo esteticamente possono anche sembrare belli (sembrare...) ma sta di fatto che limitano. E noi (noi donne) le indossiamo convinte di chissà cosa.... Invece così conciate siamo solo pacchetti infiocchettati al giunzaglio di noi stesse....

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