Centri benessere
L'invisibile Sharm della vacanza sul Mar Rosso/1
Meta del turismo di massa, emblema del posticcio e del tamarro. Una stroncatura troppo scontata? Invece no: ecco un viaggio alla scoperta del fascino che nessun finto suk o colata di cemento potrà cancellare (ma in questa prima puntata c'è soprattutto il peggio...)
di Viola Rispoli
All’imbarco guardando le scarpe di cuoio appuntite e quelle da ginnastica borchiate dei passeggeri provo a immaginare come sia Sharm, categoria del pensiero costituita da concetti come: Mar Rosso; barriera corallina; turismo selvaggio. Tutto vero, ma nei fatti Sharm el Sheikh che cos’è? Cittadina, località di mare, area geografica, insieme di paesini tipo costiera? Dunque, Sharm è una regione desertica sulla punta meridionale della penisola del Sinai nella quale è atterrato l’uomo, che impossessandosi di un vasto tratto di costa ha creato quella che oggi turisticamente si chiama Sharm, un non-luogo circondato dal nulla, privo di storia e alieno al suo territorio.
All’aeroporto si arriva già confezionati in pacchetti con meta predefinita: come tante gite scolastiche le truppe imbarcate sul volo saliranno sullo stesso pulmino diretto all’Oriental, al Coral, al Valtur, e saranno anche compagni di hotel per il resto del soggiorno. Ogni agenzia e ogni nazionalità ha i suoi resort di riferimento tra i circa 200 alberghi che hanno trasformato la costa in un lussureggiante serpente di cemento e giardini lungo chilometri. Chi compra il solo biglietto aereo è un alieno oppure è dotato di altolocate amicizie che gli consentono di avere gratis il vitto più ricercato e l’alloggio più ambito, perché spesso le offerte di soggiorno completo costano meno di un singolo volo, e nessuna organizzazione fai-da-te può competervi.
Essendo comunque un non-luogo, non c’è nessuna ragione per affittare un’auto ed esplorarlo alla ricerca della pensione tipica in riva al mare. Perché non esiste. Non c’è modo di conoscere gli abitanti del luogo facendosi consigliare angolini segreti e caratteristici, perché non esistono né gli uni né gli altri. L’area è stata costruita interamente per i turisti.
Si può uscire dalle mura del proprio resort e farsi portare a Naama Bay (foto sotto), la “parte nuova” di Sharm, un centro commerciale all’aperto dove vanno per la maggiore borse contraffatte, narghilè e souvenir, abilmente offerti da venditori che devono avere seguito corsi di aggiornamento per stupire i compratori e farseli amici (“Di dove sei? Napoli? Accà nisciuno è fesso. Chi ha avuto ha avuto ha avuto. Ogni scarrafone è bello a mamma sua”). Al centro della strada un susseguirsi di tavoli dove si viene serviti da finti beduini che invogliano la clientela ballando la macarena.
Fino a pochi decenni fa qui c’erano solo beduini veri, che raramente si spingevano sulle coste essendo per lo più pastori nomadi. Oggi ci sono ancora e parte di loro è diventata stanziale: si sono integrati con la vita turistica offrendo giri in cammello e cene sotto le stelle.
La cosiddetta “vecchia Sharm” è un paesino per gli acquisti costruito là dove sorgevano le capanne dei pochi pescatori esistenti, a partire dagli anni ’70, quando gli israeliani, ottenuto il controllo del territorio nella guerra del Sinai, per primi intuirono le potenzialità del luogo-non luogo. Ma poi non seppero farlo fruttare, e quando gli egiziani ripresero il controllo politico, gli imprenditori stranieri presero quello turistico. Uno fra tutti è un colonizzatore nostrano, l’inventore di Sharm, come dicono in molti. Imprenditore milanese con un passato finanziario assai burrascoso nel nostro paese, fuggito in Estonia e poi disceso in Mar Rosso, proprietario di un impero turistico che va dal Kenya alla Russia passando per Sharm, dove ha creato un enorme complesso che include al suo interno 6 strutture alberghiere, una vasta area di ville e appartamenti privati, 9 ristoranti di cui nessuno arabo, un’infinita teoria di piscine, un centro benessere e un centro congressi, diverse spiagge attrezzate (nessuna libera), il migliore finto suk del circondario e tre discoteche, inclusa la succursale egiziana dello Smaila’s club.
L’uomo si chiama Ernesto Preatoni, vanta amicizie forzitaliote e si è installato sui primi due canali di tutti i televisori di tutte le stanze d’albergo del suo complesso, dove va in loop un video che mostra le bellezze e i servizi del posto,alternati a piani americani di Preatoni che li illustra leggendo il gobbo e ripetendo lo slogan del suo Domina Coral Bay: “molto meglio di Dubai”, che evidentemente a lui sembra un argomento decisivo. L’uomo meriterebbe una recensione a parte, tanto più che la voce di Wikipedia che lo riguarda è stata cancellata e le richieste di spiegarne il motivo ignorate.
I braccialetti colorati di plastica definiscono lo status sociale dell’ospite: se alloggia nell’albergo di lusso, a quali servizi può accedere, quali ristoranti gli sono preclusi, se può usufruire delle spiagge riservate ai più facoltosi. L’umanità si distingue specialmente per la dichiarazione dei redditi, mentre per la gran parte è unico il credo politico. Due le categorie principali: italiani e russi, con i quali Preatoni ha un rapporto privilegiato. Specialmente con le loro ragazze, si vocifera.
Tags: egitto, ernesto preatoni, forza italia, israele, mar rosso, Naama Bay, russi, sharm el sheikh, sinai, turismo, valtur, Viola Rispoli, Centri benessere,
04 Dicembre 2009
Oggetto recensito:
SHARM EL SHEIKH, EGITTO
Pro: il mare, la barriera corallina, alcuni scenari, la vicinanza all’Italia, i prezzi abbordabili
Contro: le mura dei resort, la difficoltà a reperire un ristorante arabo originale e un negozio di genuino artigianato locale, la puzza di fogna quando vengono innaffiati i giardini con l’acqua usata (siamo sempre nel deserto), la vicinanza all’Italia, i prezzi abbordabili
Ha contribuito al ribasso dei prezzi: l’attentato del 23 luglio 2005, dove secondo le (diverse) notizie ufficiali hanno perso la vita tra le 60 e le 90 persone, cifra che ufficiosamente gli esperti di vita locale fanno salire a 150
Aeroporto Ophira in numeri: 6 milioni di presenze registrate nel 2008
La penisola del Sinai: triangolo di territorio delimitato a nord dal Mediterraneo e a sud dal Mar Rosso, separato dall’Africa dal canale di Suez, appartiene politicamente all’Egitto e geograficamente all’Asia
Gite fuoriporta: Monastero di Santa Caterina, salita sul Monte Sinai, due o tre siti archeologici minori, ma soprattutto le attrazioni naturali: le oasi, il Canyon Colorato, l’area protetta di Nabq tra coralli e mangrovie
Mar Rosso senza Sharm: è opinione comune che le località di Hurghada e Mars Alam godano dello stesso mare, meno selvaggiamente assediato
Spezza la linea continua degli alberghi: la sontuosa villa di Mubarak
Il giudizio: un sole, è una media fra uomo e natura, più un piccolo incoraggiamento per quest’ultima, visto che non è colpa sua
giudizio: