• Seguici su:
FILM

Le vite balorde che fanno del cinema una poesia

La bocca del lupo di Pietro Marcello, vincitore del Torino Film Festival. Tra documentario e lirismo, due derelitti raccontano la loro storia d'amore nata in galera


di Gianpaolo Fissore


Poesia. La macchina del cinema mette insieme, con parole immagini e suoni, la storia di due derelitti e fa poesia. Senza compiacimenti e senza falsa compassione taglia, cuce, veste di pellicola sgranata e filmati, recuperati da un passato remoto, una biografia intrisa di pena e di speranza; una storia che si disvela a poco a poco, sgranata anch’essa, messa in fila senza un filo di retorica dalla prosa aspra del suo protagonista, uno che viene da una lunga consuetudine con la galera e che ha avuto solo la violenza come risorsa.
 
Per realizzare La bocca del lupo, indiscusso vincitore film dell’edizione 2009 di Torino Film Festival, Pietro Marcello ha respirato Genova, la città orgogliosa che guarda al mare e alle grandi navi che salpano e approdano, ma anche la città dei vicoli nascosti alla luce e degli ultimi fra i suoi abitanti destinati non approdare mai in nessun porto sicuro.
Ha scovato una coppia di interpreti perfetti perché autentici: Vincenzo Motta, che sta davanti alla macchina da presa con la naturalezza con cui recita se stesso, e Mary Monaco, preziosa nel raccontare la storia comune e nel darle un senso. Ha realizzato, sulle loro voci narranti e con un’emozionante colonna sonora, un felice connubio tra documentario e cinema di finzione, tra la realtà e il suo romanzo.
 
La bocca del lupo è un diario di vite balorde: interni ed esterni da due soldi, tra galera, prostituzione, droga, rapine a mano armata. Racconta di esistenze predestinate al fallimento. Ma questa è la cornice: dentro c’è la poesia dell’innamoramento e del corteggiamento, della fedeltà e della gelosia. C’è l’ostinazione: di due persone che hanno appreso l’arte della sopravvivenza, perché sono state capaci di concedersi reciprocamente il tempo dell’attesa e di perseguire un sogno possibile.
Sono molto diversi da noi Vincenzo e Mary. Sono due persone che camminano mentre il mondo corre; appartengono alla sfera degli indesiderabili, sono i naufraghi di questa terra, anche se non si muovono. Hanno il passo incerto del viandante sbandato che non trova rifugio, del profugo alla deriva, di quell’età sulla quale il passato sembra aver messo il suo marchio per sempre.
 
Non rinunciano tuttavia all’ambizione della felicità, la stessa che nella loro storia d’amore hanno, in prigione, conosciuta e difesa, anche se filtrata attraverso una bocca di lupo.
Coraggioso sincretismo di verismo e lirismo La bocca del lupo è un piccolo, stupendo film, che rimanda al grande cinema che non c’è più e ci fa sperare che il cinema possa sempre avere un futuro. E’ un piccolo gioiello, capace, anche solo con un’inquadratura fissa, di suscitare il sorriso e di imporre il rispetto: quello che si deve a un amore che non muore e alla sensibilità di chi ha saputo regalarcene la storia.


Tags: carcere, docufiction, documentario, genova, Gianpaolo Fissore, Il passaggio della linea, La bocca del lupo, lirismo, Mary Monaco, pietro marcello, poesia, torino film festival, Vincenzo Motta,
19 Febbraio 2010

Oggetto recensito:
LA BOCCA DEL LUPO, DI PIETRO MARCELLO, ITALIA 2009, 68 M.

Il regista: Pietro Marcello è nato a Caserta nel 1976. Nel 2007 ha realizzato il documentario Il passaggio della linea premiato alla Mostra del Cinema di Venezia
 
Il budget: centomila euro

giudizio:



8.802
Media: 8.8 (5 voti)

Commenti

Trovo le parole giuste in

8.01

Trovo le parole giuste in questa recensione per esprimere quello che il film è anche per me. Durante il festival del cinema di Torino come semplice spettatrice ho sperato tanto che questo film vincesse e infatti la giuria mi ha proprio dato soddisfazione, ho consigliato ad alcuni amici di andare a vedere La Bocca del Lupo, non a tutti , proprio perchè è un cinema d'autore a cui non siamo più tanto abituati, è un film italiano nella sua accezione non patriottica ma di forte e profonda capacità comunicativa sotto ogni forma: in immagini , in musica e parole che sono poi iterpretazioni, non è un film nè di buoni nè di cattivi sentimenti, o di valori morali piuttosto chè di fatiche esistenziali fatte di lacrime esasperate e abbracci compagnoni, insomma non si spiattella alcun sentimento con sentimentalismo e non ci sono le emozioni delle rime fiore cuore amore , perchè trattasi di un film,si molto ricercato, le immagini di archivio storico della città di genova sono da imprimere nei ricordi di ciascuno,come i pezzi musicali che le accompagnano..i protagonisti sono davvero delle vite non finzioni di uomini e di donne.

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.