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FILM

Il profeta, di Jacques Audiard, racconta di un giovane che sembra destinato a soccombere nel violento ambiente del carcere. Un percorso di formazione, ma non di redenzione


di Gianpaolo Fissore

Uccidere o essere ucciso. Per il diciannovenne Malik (Tahar Rahim) l’esperienza penitenziaria comincia subito all’insegna della lotta per la sopravvivenza. La massima di Hobbes è declinata alle estreme conseguenze, e i lupi di più antico pelo sono i delinquenti corsi, una sorta di aristocrazia criminale, che tiene a bacchetta i secondini e che guarda con l’arroganza del padrone e della superiorità razziale l’altra popolazione dietro le sbarre, in maggioranza arabi. Malik sarebbe di origine nordafricana anche lui, ma in realtà non è nes
22 Marzo 2010

FILM

La bocca del lupo di Pietro Marcello, vincitore del Torino Film Festival. Tra documentario e lirismo, due derelitti raccontano la loro storia d'amore nata in galera


di Gianpaolo Fissore

Poesia. La macchina del cinema mette insieme, con parole immagini e suoni, la storia di due derelitti e fa poesia. Senza compiacimenti e senza falsa compassione taglia, cuce, veste di pellicola sgranata e filmati, recuperati da un passato remoto, una biografia intrisa di pena e di speranza; una storia che si disvela a poco a poco, sgranata anch’essa, messa in fila senza un filo di retorica dalla prosa aspra del suo protagonista, uno che viene da una lunga consuetudine con la galera e che ha avuto solo la violenza come risorsa.   Per realizzare La bocca del lupo, indiscusso vincitore
19 Febbraio 2010

ATTUALITÁ

I suicidi in carcere, 71 quest'anno, continuano ad aumentare nell'indifferenza generale


di Remo Bassetti

“Sto imparando a non odiare”. Questa frase, che potrebbe sembrare così calzante all’attualità, era il titolo di una giornata di studi di un paio di anni fa, organizzata nel carcere di Padova. L’aveva pronunciata in un’intervista la figlia di un poliziotto ucciso il 14 maggio 1977 da manifestanti che spararono contro le forze dell’ordine. Olga D’Antona, in un incontro con detenuti che si erano macchiati di reati di sangue, parlò del suo dolore ma anche della sua “fortuna di non saper odiare”. Nell’atteggiamento dei
24 Dicembre 2009