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DISCHI

Per Fresu e Towner la musica è in chiaroscuro

I due campioni del jazz moderno in un album dove i silenzi sono importanti quanto le note


di Dario De Marco

Foto Cifarelli - Courtesy Linguaggi Jazz (www.centrojazztorino.it)


Fu quel gradasso di Frank Zappa a dirlo per primo: “Parlare di musica è come danzare di architettura”. E però l’aforisma era stato già confutato molti anni prima, dalla meravigliosa Isadora Duncan che disse: “Io potrei ballare quella poltrona”.
Naturalmente si rivendica qui, in sede di Giudizio Universale, il diritto di parlare di musica e di tutto il resto, nonché di ballare palazzi e poltrone, dipingere film, suonare pensieri.
Il proposito d’altronde in certi casi vacilla; per esempio davanti al disco Chiaroscuro di Ralph Towner e Paolo Fresu è forte la tentazione di dire semplicemente: ascoltate, magari di notte, preferibilmente in cuffia, le purissime voci di questa chitarra e questa tromba. Ascoltate e basta.
 
Qualche parola invece si aggiungerà, a partire proprio dalla parola con cui i due mostri sacri del jazz moderno si presentano: Chiaroscuro. Perché con una formazione così esigua ci si attenderebbe che i due facciano virtuosismi e salti mortali per riempire i vuoti. E invece no: fin da subito (nell’emozionante Wistful thinking) tutto è giocato sul contrasto, sull’alternanza di suono e silenzio, pieno e vuoto, chiaro e scuro appunto. La chitarra che accompagna non riempie le pause della melodia, ma anzi sorregge la tromba quando suona, e quando quella si ferma anch’essa tace, sicché tra una frase e l’altra c’è una pausa, una sospensione.
Il chiaroscuro è una costante di tutto il disco, non solo nei pezzi meditativi come l’eponimo, o Zephir che Towner ha preso dal repertorio degli Oregon, o il davisiano Blue in green, unica cover dell’album. Anche nei brani più movimentati, come Punta Giara in cui un ostinato di basso iniziale va al raddoppio del tempo durante gli assoli, o lo swing cromatico di Doubled up, Fresu e Towner sono imperturbabili di fronte all’horror vacui, e anzi riescono a “suonare i silenzi” come solo Thelonious Monk sapeva fare.
 
Per esigenze di strumento è Ralph Towner il factotum: con la sua chitarra – le sue chitarre – provvede ai groove, al tessuto armonico, ai controcanti, alle rifiniture, e si lancia pure in assoli. È lui che da un brano all’altro, o all’interno dei singoli brani, determina e muta l’andamento, l’atmosfera, il sentimento.
Ed è lui che firma e interpreta in solitudine incantata il pezzo più bello, Sacred place: un inno dall’incedere lirico e lento, quasi ieratico; in cui sono gli accordi che cantano, una melodia semplice e commovente.
 
E Fresu? Per esigenze di strumento, è il protagonista al centro della scena, il goleador che dal numero 10 riceve brillanti assist, ma pur sempre a lui tocca buttare la palla dentro. Paolo Fresu ci riesce, grazie a un uso delicato della tromba (e del flicorno, strumento sulle cui asperità e morbidezze si adagia alla perfezione), che però non scade in melensaggini.
Magistrale anche lui nel dosare presenze e assenze, il chiaro e lo scuro, non usa quasi mai l’aggressiva sordina, ma quando è il caso accelera, s’impenna, derapa e sgomma.
 
Towner e Fresu entrano così in confidenza con chi ascolta questo disco, magari di notte, preferibilmente in cuffia, che alla fine non capiamo se siamo noi che abbiamo parlato della loro musica, o loro che hanno suonato i nostri pensieri.



Tags: chiaroscuro, chitarra, critica musicale, Dario De Marco, flicorno, frank zappa, fresu, giudizio, isadora duncan, miles davis, oregon, pausa, recensione, silenzio, thelonious monk, towner, tromba,
08 Gennaio 2010

Oggetto recensito:

RALPH TOWNER E PAOLO FRESU, CHIAROSCURO, ECM

Distribuzione: Ducale
 
Dove vederli in concerto: Poggibonsi (Siena) il 18 febbraio, Barcellona il 23 febbraio, Torino il 25 febbraio (Conservatorio G.Verdi, Piazza Bodoni, per info http://www.centrojazztorino.it/linguaggijazz/index.html), Palermo il 3 marzo, Bolzano l’8 marzo
giudizio:



7.585713
Media: 7.6 (14 voti)

Commenti

super ..... e basta

8.01

super ..... e basta

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