Il film vincitore dell'ultima edizione della Mostra di Venezia vede l'incontro tra lo spietato torturatore alle dipendenza di uno strozzino e la donna che sostiene di essere sua madre. Una totale assenza di sentimenti contro un forte senso materno sono le due direttrici di una tragedia greca per la regia di Kim Ki-Duk
di Gianpaolo Fissore
Un vecchio quartiere popolare di periferia di Seul: baracche e casupole in via di demolizione circondate da svettanti grattacieli. Spariranno, e con esse sono predestinati a scomparire gli ultimi artigiani e le loro piccole officine meccaniche, mantenute al prezzo di prestiti usurai. Chi non ha i soldi deve fare i conti con un esattore che in qualche modo riuscirà ugualmente a ottenere dalla vittima il previsto, e lauto, risarcimento. L’inviato sul campo dallo strozzino-capo è un bel giovanotto (Lee Jung-Jin) che esercita il mestiere, cioè storpiando, amputan
Il quasi-remake del coreano Hunyo (1960) è una commedia nera: la famiglia di un ricco uomo d'affari assume la giovane Euny per affiancare la vecchia governante nei lavori di casa. Im Sang-soo eredita, tra alti e bassi, la regia che fu di Kim ki-young. In sala da venerdì
di Sandra Petrignani
Chissà perché chiamano remake un film ispirato a un altro che lo precede solo per il tema in comune e qualche vaga citazione. Per accrescere curiosità? Per conquistare alla nuova pellicola i fedelissimi della prima? Non credo che molti abbiano visto The Housemaid numero uno, che s’intitola Hanyo ed è un cult in Corea, girato da Kim Ki-young nel ’60. Più che a quel precedente, in realtà, Im Sang-soo, regista dell’attuale The Housemaid, si è ispirato alla Corea contemporanea, e lo spaccato che dà è talmente