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MOSTRE

Come il protagonista dell'ultimo film di Woody Allen, al visitatore del Palazzo Diamanti (Ferrara) viene offerta la possibilità di un salto indietro nel tempo fino agli Anni Folli. La Parigi di Modigliani, Picasso, Dalì. L'impressione però, è appunto quella di un dejà vu, con i soliti nomi di richiamo che nulla aggiungono alle conoscenze dell'avventore


di Mirko Nottoli

Una domenica d'inverno. Ferrara, Palazzo dei Diamanti. Tempo grigio, nebbioso, temperatura che sfiora lo zero. Fuori, fila interminabile di persone. Dentro, la mostra Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì. Ora, tutti sappiamo che dei tre nomi che compaiono nel sottotitolo non ci saranno più di due opere per ciascuno, essendo ormai la strategia rodata e il gioco tanto scoperto quanto comunque efficace: ma anche se ci fosse una personale di Picasso, anche se ci fosse Picasso in persona, cosa spinge centinaia di individui a stare al freddo, in piedi, incolonnati p
14 Dicembre 2011

ARTE

La mostra sugli Impressionisti debutta al Palazzo Reale di Milano, e poi partirà per una serie di tappe internazionali. Agli esordi e alle produzioni dei maggiori protagonisti del movimento (Monet, Degas, Renoir...) si affiancano le opere di precursori e "avversari". Un itinerario completo nella Parigi di fine Ottocento


di Anna Colafiglio

“Scrivete: Impression”. Così iniziò la storia di un movimento eversivo, in un periodo storico che l’eversione artistica ce l’aveva nel sangue, su tutti i fronti e in tutti i campi. Claude Monet, uno dei massimi esponenti di quella corrente che presto sarebbe divenuta, suo malgrado, una vera e propria scuola, decise di mettere la didascalia Impression sotto una delle sue opere rimasta senza titolo; non sapeva, però, che quel nome casuale sarebbe diventato l’appellativo, inizialmente dispregiativo, della rivoluzionaria corrente destinata a
14 Marzo 2011

ATTUALITA' - NON E' UN PAESE PER DONNE? / 5

Da Vanessa Beecroft a Marina Abramovic, oggi le donne si sono fatte strada nel mondo dell’arte. Ma ancora alla fine dell’Ottocento non potevano neanche entrare in Accademia. Ricordiamo le anonime “suffragette” della pittura, sopravvissute a divieti, diffidenze, insulti


di Francesca Castellani

Mi hanno chiesto di parlare di donne e arte, ma non parlerò delle donne artiste: delle Zaha Hadid, delle Vanessa Beecroft, delle Sophie Calle, delle Marina Abramovic. Certamente a fatica e sgomitando in un mondo ancora maschilissimo, certamente concedendo molto (compresi i lugubri rituali di ossa, così di moda in questo lugubre presente), sono comunque quelle che ce l’hanno fatta, o meglio: hanno potuto farcela.   Non parlerò nemmeno delle “zie”: anni ’50-60, quando una Carla Accardi si faceva fotografare in borghesissimo golfino twin-set e cot
11 Marzo 2010