Dopo aver portato le favole calviniane a teatro, l'attore John Turturro ritorna sulle sue origini italiche e dirige una commedia musicale che omaggia la canzone partenopea. Ma che ne dicono gli "omaggiati"? Cediamo la parola a un inviato del luogo
di Dario De Marco
Cchiù luntano me stai cchù vicino io te sento... E' il distico iniziale di Passione, canzone napoletana del 1934 scritta da Libero Bovio e musicata da Tagliaferri e Valente. Sono parole d'amore per una donna, come usuale, ma potrebbero essere lette anche come espressione di saudade per una città, se messe in bocca a un emigrante di lungo corso. Perciò non abbiamo saputo resistere alla tentazione di prenderne uno di nostra conoscenza e cedere a lui la recensione di questa pellicola. Gli perdonerete una certa inflessione dialettale, che l
Presentato in Piazza del Duomo a Prato, Infernal Comedy ha visto l'interprete croatoamericano nei panni dell'assassino Jack Unterwerger. Ma il contesto teatrale non gli dona e lo priva delle sue doti migliori
di Igor Vazzaz
Anno sfortunato, in ambito teatrale, per gli hollywoodiani in Italia: dopo il tentativo non del tutto centrato di John Turturro con le Italian Folktales da Calvino, Pitré e Basile, tocca a John Malkovich deludere le aspettative del pubblico accorso per assistere alla sua interpretazione di Jack Unterweger in The Infernal Comedy dell’autore e regista viennese Michael Sturminger. Si sfida la calura dell’entroterra toscano, incuriositi da uno spettacolo di fattura internazionale (debuttato in California nel 2008 e passato al Festival dei Due Mondi di Spoleto), fiduciosi nel ch
L'attore italo-americano mette in scena le Fiabe italiane di Calvino (e Basile). Critica e pubblico storcono il naso, ma forse c'è un equivoco di fondo
di Giulia Stok
A 150 anni dall’unità d’Italia e a 300 dalla sua inaugurazione, il teatro Carignano di Torino sceglie di festeggiare con Italian Folktales, spettacolo liberamente tratto dalle Fiabe italiane di Calvino, da quelle campane raccolte da Basile e quelle siciliane di Pitré, ma pensato e recitato da un manipolo di italoamericani. Dunque il pubblico in sala, ma anche la critica sui giornali, si domanda più o meno acidamente il perché di questa scelta, e si lamenta stizzito della recitazione in inglese e della difficoltà a seguire la storia. In effe