Tra gli eventi teatrali dell'anno che sta finendo c'è l'allestimento de La Cantatrice Calva, che ha inaugurato la stagione del Teatro Metastasio di Prato per la regia di Massimo Castri. In un coinvolgente crescendo, quella che sembra una farsa satirica sulla antica borghesia diventa una critica alla lingua che parliamo ogni giorno, sempre più priva di senso
di Sergio Buttiglieri
Castri ha preso a pretesto il famoso testo di Ionesco, che tanto fece scalpore quando usci a Parigi nel 1950, (sette anni dopo la sua stesura) per raccontarci quanto il nostro linguaggio del 2011 sia svuotato di senso. Le due coppie, con i nomi e i cognomi uguali, che nel copione originale interagivano attraverso il linguaggio stereotipato dei corsi di inglese per stranieri, appaiono così ancora maledettamente attuali. Anche per questo forse il teatro Metastasio di Prato, diretto da Paolo Magelli, ha intelligentemente inaugurato la sua stagione con il capostipite del cosid
Presentato in Piazza del Duomo a Prato, Infernal Comedy ha visto l'interprete croatoamericano nei panni dell'assassino Jack Unterwerger. Ma il contesto teatrale non gli dona e lo priva delle sue doti migliori
di Igor Vazzaz
Anno sfortunato, in ambito teatrale, per gli hollywoodiani in Italia: dopo il tentativo non del tutto centrato di John Turturro con le Italian Folktales da Calvino, Pitré e Basile, tocca a John Malkovich deludere le aspettative del pubblico accorso per assistere alla sua interpretazione di Jack Unterweger in The Infernal Comedy dell’autore e regista viennese Michael Sturminger. Si sfida la calura dell’entroterra toscano, incuriositi da uno spettacolo di fattura internazionale (debuttato in California nel 2008 e passato al Festival dei Due Mondi di Spoleto), fiduciosi nel ch
La più celebre storia d'amore del teatro è ambientata in un campo nomadi nello spettacolo di Federico Tiezzi in anteprima nazionale a Prato
di Igor Vazzaz
I classici non possono essere affrontati senza tradimento: questione etica ed estetica. Riproporre Shakespeare secondo i canoni dei suoi tempi (strano a dirsi: il Bardo è stato anche un contemporaneo) non avrebbe altro senso che quello archeologico, là dove il teatro si consuma sempre nel qui e ora della performance, nel non luogo della scena. Per questo l’idea di ambientare la più celebre storia d’amore della scena in un campo nomadi è plausibile e permette a Federico Tiezzi di lavorare su immagini di grande suggestione. L’incipit vede g