Nascono muti negli anni del monopolio RAI. Poi, con l'avvento dei talk show pomeridiani Mediaset e l'invenzione del "pubblico parlante", anche loro hanno guadagnato il diritto alla parola. Iniziano da lì i sogni di gloria dei figuranti, disposti a tutto in cambio di qualche minuto di celebrità catodica
di Alessandra Testa
Sono i signori nessuno della televisione. Quelli che applaudono a comando e i cui volti riesci a scorgerli giusto se sono in prima fila e la zoomata della regia non è troppo rapida. Quando sanno di essere inquadrati mostrano un sorriso a trentasei denti, ma capita anche di sorprenderli con lo sguardo perso nel vuoto, come se senza l’inquadratura della telecamera non fossero davvero lì. Per contratto si chiamano figuranti, ma se la trasmissione a cui partecipano non è soggetta alle regole ferree di certi talk show politici possono addirittura guadagnarsi
La legge sulle intercettazioni ferma (forse per sempre) in Parlamento. Il ministro ad personam Brancher costretto alle dimissioni. Gli ultimi avvenimenti dimostrano che con una opposizione dura Berlusconi può essere sconfitto. E nella maggioranza si avvicina la resa dei conti
di Angelo d'Orsi
I talent show invadono il mondo islamico: dall’X-Factor afghano alla trasmissione araba dove in gara ci sono addirittura le poesie. Ecco come lo stesso fenomeno che in occidente rappresenta la decadenza della tv e della musica, altrove può essere un’innovazione ai limiti dell’eroismo
di Massimo Balducci