Giullare di fama internazionale, giocoliere, eccentrico, provocatore poliglotta, discendente diretto di una famiglia di artisti circensi da più di centocinquant'anni. Nel suo ultimo spettacolo, Utopia, sceglie di raccontare al pubblico i grandi ideali, la politica e l'economia: ma per farlo getta la maschera da pagliaccio e si reinventa monologhista, rinunciando a tutta la forza scenica del circo
di Cristina Geninazzi
Utopia è l’ultima produzione teatrale del mattatore Leo Bassi: uno spettacolo che si presenta come uno show politico e propone di addentrarsi nei congegni malati e implacabili dell’economia mondiale e della società moderna, per dimostrarne l’assurdità e prospettare nuove speranze. Leo Bassi, clown di fama internazionale, giocoliere, antipodista, eccentrico, provocatore cosmopolita, insignito di premi in tutto il mondo e discendente diretto di una famiglia di artisti circensi da più di centocinquant'anni, presenta così la sua nuova opera: “La vera originalità di Utopia sta nel toccare problemi politici fondamentali, utilizzando un linguaggio non politico, cercando nel Teatro e nel Circo le metafore che servono ad illustrare delle tesi molto audaci.”
Forse l’ambizione è troppo ardita oppure la necessità di puntare l’attenzione su temi cari finisce per prendere il sopravvento, ma in definitiva la sensazione data da questo spettacolo è che a mancare siano proprio la magia del circo e la possibilità di vivere la realtà di un’esperienza provata in teatro. Ma soprattutto ciò che sembra mancare è il ‘clown’ in quanto personaggio, un veicolo che permette di sperimentare la verità.
Per tutte le due ore dello show Leo Bassi principalmente discorre. Espone i rivolgimenti dell’economia americana, racconta aneddoti della sua incredibile famiglia, costellata di personalità libere ed eccentriche, riferisce avvenimenti del suo vissuto, finge di suonare con il playback per poi ammettere di non essere in grado - e rivelare in questo modo gli stratagemmi con i quali la società moderna ci riempie di false verità. Insomma parla, racconta, spiega. Chi si aspettava in scena il tripudio di un corpo dalla comicità irrefrenabile trova invece una personalità che arringa e ragiona.
Eppure il clown è colui che ingigantendo o distorcendo le leggi del mondo ne svela l’assurdità, ed entrando in una relazione intima e diretta col pubblico riesce a smuoverne le coscienze. Invece Leo Bassi fa ridere ma non sottende nulla, anzi, chiarisce ogni concetto.
Si arrabbia a tratti, ma con sfoghi che rilasciano adrenalina a intermittenza, come trovate sceniche per risvegliare il pubblico. Così come le scelte stilistiche - la scenografia spoglia ma abitata da un’atmosfera buffonesca e cinica da cartoon moderno oppure la finizione scenica di presentarsi non-vedente - risultano semplici espedienti, elementi non significativi, presentati e poi negati senza connessioni con lo sviluppo dello spettacolo.
Riconosciamo la forza di alcuni passaggi: la ripresa del Premier-dinosauro e della Ruby-barbie, accendono la nuda relazione tra politica e gioco manipolato, spietato e infantile allo stesso tempo. Il momento toccante e magico in cui Leo indossa il tradizionale abito del clown bianco, brillante e amato presentatore di pista del circo tradizionale (seppur sappia più di ‘riesumazione antiquaria’ che di gesto rivoluzionario).
Ma in generale i momenti si alternano con una progressione pianificata più vicina a quella di una stimolante e ironica conferenza piuttosto che alle performance trascinanti di un clown che sovverta le regole prestabilite del quotidiano, sgretolandole in una risata e stimolando allo stesso tempo la necessità di nuovi orizzonti. Che Leo Bassi sia il primo clown ‘intellettuale’?
Tags: circo, clown, Cristina Geninazzi, Leo Bassi, monologo, politica, recensione, satira, teatro, utopia,
Utopia, di e con Leo Bassi
Visto al: Festival Prospettiva di Torino il 2 e 3 Novembre
Produzione: Teatro Alfil (Spagna - Stati Uniti)
Replica italiane: a Casalmaggiore (Cr) il 16 aprile
Le altre date nel mondo: www.leobassi.com
Commenti
Spettacolo interessante che
Spettacolo interessante che ricorda al pubblico le contraddizioni della nostra società e del mondo economico che afferma principi che alla prova dei fatti contraddice. Leo bassi mette in luce che viviamo in una realtà che non è più reale ma virtuale e che pertanto dobbiamo uscire dall'illusione che ciò che leggiamo o vediamo sia ciò che veramente accade intorno a noi.
La mia impressione è che Leo
La mia impressione è che Leo abbia veramente fatto prendere visione al pubblico che in questo momento viviamo in una realtà non reale ma virtuale, mettendo in luce le contraddizioni della nostra società e di un mondo economico che invece vuole presentarsi coerente con i propri principi, ma concretamente non lo è. Purtroppo questo spettacolo è visto da pochi e quindi non può incidere sulla nostra società italiana che presenta comportamenti sempre più incomprensibili.
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