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FILM

I personaggi sono macchiette della mondanità contemporanea, la trama è un semplice pretesto che cede il passo a un'innegabile maestria cinematografica, le stesse parole sono inutili in confronto alle immagini. La grande bellezza è l'invenzione di una forma artistica capace - involontariamente mettendo in pratica un auspicio di Houellebecq - di rappresentare il vuoto


di Marinella Doriguzzi Bozzo

La grande bellezza si apre con una citazione da Viaggio al termine della notte di Louis Ferdinand Céline: "Viaggiare... fa lavorare l'immaginazione... il viaggio è interamente immaginario... ecco la sua forza... basta chiudere gli occhi". Tuttavia, poiché il protagonista de La grande bellezza è uno stanzialissimo scrittore che da quarant'anni non esercita più in quanto "non si può scrivere sul niente", forse sarebbe stata più adatta una frase di Michel Houellebecq: "La forma romanzesca non è concepita per r
24 Maggio 2013

FILM

Un roadmovie alla ricerca di se stessi. Come il suo personaggio, la rockstar decaduta Cheyenne (Sean Penn), anche il regista napoletano varca l'oceano per la sua prima pellicola internazionale. This Must be the place è un incontro riuscito fra il suo visionarismo d'autore e le esigenze da grande produzione


di Marinella Doriguzzi Bozzo

La vita come un breve intervallo, trascorsa tra l’enunciazione di quello che si farà in futuro e la quasi subitanea constatazione che “ormai è andata così". In questa concezione astratta della realtà si imbozzoliscono i giorni sempre uguali di Cheyenne, attempata rockstar che non vuole crescere, autisticamente ibernata da un trucco che lo maschera e lo sottrae ad un passato lontano, più sconfessato che rimosso. Nel contempo, quel trucco lo protegge dalla paura di vivere, rassicurandolo con la noia depressiva di abitudini, presenze e ambienti
17 Ottobre 2011

FILM

Continua la "maledizione di Toni Servillo", così bravo da far girare tutti i film sul suo personaggio: il malavitoso meridionale, che in questo caso si trasferisce in Germania per sfuggire al passato. Tante conferme e una sorpresa: la regia di Claudio Cupellini, perfettamente a suo agio nel genere noir


di Andrea B. Previtera

Già, sembra proprio uno di quei patti con una zingara capricciosa: “Toni, avrai finalmente successo, un grande successo, ma sarai condannato ad interpretare sempre personaggi un po’ sconfitti dalla vita e un po’ malavitosi”. E così ecco un’altra ottima interpretazione di Servillo per Una vita tranquilla, di Claudio Cupellini.   Ed ecco, anche, un’altra recensione che si apre con un paragrafo sull’attore protagonista; il sospetto da parte del lettore è lecito: dlin dlin, campanello di moderato allarme – questo film &egrav
22 Novembre 2010

FILM

Ragioniere al carcere di Napoli, ogni sera perde al tavolo i soldi che ha rubato dalla cassa. Finché non sceglie di puntare tutto sull'amore per Lila. La regia è di Stefano Incerti, la sceneggiatura dello scrittore Diego De Silva, ma Gorbaciof si regge soprattutto su una straordinaria prova d'attore


di Marinella Doriguzzi Bozzo

Insomma, non c’è niente da fare: pur non essendo degli sfegatati fanclubbisti da curva sud, già dal primo fotogramma in cui Toni Servillo compare si comprende che il film è lui. Spavaldo e consuntamente aitante, in un completo uguale dall’inizio alla fine e che lascia presupporre esercizi fisici e cattivo cibo, il sesso canino libero sotto i pantaloni, le gambe arcuate e i capelli piatti di brillantina: Marino Pacileo, alias Gorbaciof (dalla voglia di vino sulla fronte), trasuda disincanto e solitudine.   Siamo dalle parti di Le conseguenze dell’am
20 Ottobre 2010

SPECIALE LIBRI

Tony Pagoda, il protagonista di Hanno tutti ragione, è un ex cantante di night tanto giramondo quanto tamarro. Alla sua prima prova narrativa il regista, tra i favoriti al Premio Strega, scrive un romanzo divertente e originale, proprio perché centrato tutto sul punto di vista del personaggio


di Remo Bassetti

Le prime quaranta pagine non rendono ottimisti, e lasciano pensare all’ennesimo sfruttamento commerciale di un personaggio mediatico. Strappano qualche sorriso, ma sembrano un assemblaggio semicabarettistico privo di un filo conduttore accettabile.   E invece, alla fine, si riconosce un disegno complessivo e una progressiva capacità di affabulazione che avvince il lettore e dà al romanzo una marcia in più rispetto all’ormai consueto noir morale (così potremmo definire il romanzo raccontato da un io narrante che ostenta inconsapevole la sua grettezz
14 Maggio 2010