In Don Giovanni a cenar teco... Sergio Latella dà al leggendario seduttore una punizione esemplare. Rinchiuso al focolare domestico, ogni sera alla stessa tavola con la stessa moglie. Uno spettacolo che è un pensiero sull'amore assoluto e sulla sua irrealizzabilità
di Nicola Arrigoni
La condanna di Don Giovanni non è bruciare nelle fiamme dell’inferno, ma è trascinarsi nella vecchiaia, vivere a lungo, magari con la stessa donna… Don Giovanni a cenar teco di Antonio Latella si chiude con la scena del gran seduttore invecchiato, seduto a tavola con Sganarello, Don Elvira e gli altri personaggi in una cena dalle luci caravaggesche, destinato a condividere nell’abbruttente vecchiaia quell’invito ‘a cenar teco’ del titolo che per tutto lo spettacolo ricorre ossessivo. Proprio come la presenza in scena di due tavoli su cui tutto
Uno sguardo al cielo e uno agli inferi. Nell'allestimento della Compagnia Gank, il grande seduttore disegnato da Molière cammina su un filo, costantemente in bilico. Un modo intelligente per interrogare un grande testo, senza pretese di sostituirlo. Dirige e interpreta Antonio Zavatteri
di Nicola Arrigoni
"Il dispetto è la spilla del mio desiderio", afferma Don Giovanni… In questa battuta e nella contrapposizione fra i termini "dispetto" e "desiderio" c’è tutta l’ambiguità del mito del grande seduttore. Se ci si rifà all’etimologia della parola dispetto - "de" (giù) "spicere" (guardare), guardare dall’alto verso il basso - è in contraddizione con il de-siderio, che è volgere gli occhi alle stelle. Don Giovanni vive di questo doppio sguardo, e non è poco. Sfida
Al Teatro Duse di Genova fino al 30 ottobre va in scena il Don Giovanni, per la regia di Antonio Zavatteri: il suo allestimento resta fedele a un testo che tra bestemmie, morti, storie di assassini, di fame, di soldi e di religione non ha certo bisogno di rivisitazioni per risultare attuale
di Sergio Buttiglieri
Già l’inizio di questa piacevole regia di Antonio Zavatteri, vista in Prima Nazionale al teatro Duse di Genova, con la stessa colonna sonora di Stranger than Paradise (mitico film di Jim Jarmusch, premiato a Cannes nel 1984) è piacevolmente spiazzante. Là una coppia sconclusionata vagava on the road per gli USA in cerca della cugina di uno dei due. Qui invece una strepitosa coppia - parente con tutte le più riuscite accoppiate del nostro teatro - va in scena fuggendo dai parenti delle signore sedotte e abbandonate. E qui Molière sfrutta
Una cronaca dettagliata della prima al Teatro Comunale di Bologna: vi raccontiamo l'opera mozartiana diretta dal regista Pier Luigi Pizzi e dal maestro Tamàs Pàl, dall'ouverture agli applausi (e le proteste) di chiusura
di Giovanni Desideri
Spettacolo di voci straordinarie, di colori e di agilità dei cantanti-attori. Direzione d’orchestra “seduta”. Non riusciamo ad essere più sintetici di così a proposito del Don Giovanni di Mozart in scena al Teatro Comunale di Bologna, con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi. Tre enormi specchi in scena, a moltiplicare la dimensione psicologica generata dalle tinte delle luci, e amplificare in qualche modo i comportamenti dei personaggi. Per il resto, la scena allestita da Pizzi è minimalista, funzionale, animata dai bei colori degli
Tra i tanti Molière portati in scena durante la stagione, quello diretto da Marco Bernardi è forse il più brillante. Merito anche della prova d'attore di Paolo Bonacelli che indossando i panni di Argante ci restituisce una riflessione sui travestimenti del potere in tutta la sua lucida attualità
di Sergio Buttiglieri
Tanto Molière quest’anno sui nostri palcoscenici. Quello che abbiamo visto a Genova al Teatro della Corte è uno dei più spassosi e riusciti. Paolo Bonacelli, attore molieriano per antonomasia, ci ha restituito un Argante superbo, deliziosamente infantile: malato immaginario sprofondato oltre nella sua poltrona e nelle sue antiche ossessioni legate alla salute - tanto simili alle nostre moderne depressioni, infarcite di inutili psicofarmaci. La platea quella sera era gremita di studenti e già ci si aspettavano le solite caciare di adolescenti annoiati ca
Ricantare la celebre opera di Mozart a cappella, con i rumori e le pernacchie che fanno i bambini e un'espressione imperturbabile sul volto. E' l'ultima trovata de I Sacchi di Sabbia, la compagnia tosconapoletana che riporta nei capolavori della lirica un po' di sana malizia
di Igor Vazzaz
In un impeccabile completo scuro, una figura maschile, magra, dai tratti daliniani, accoglie il pubblico in silenzio, al centro d’una scena spoglia. Unici arredi, uno schermo sul fondo e, qualche passo più avanti, un doppio gradino di legno. Impettito, l’uomo in completo scuro reca con sé una borsa a tracolla, in compunta attesa che il pubblico prenda posto e cessi l’ordinario brusio precedente le performance teatrali. Buio. Una voce fuori scena, femminile e neutra, fornisce una scarna sinossi del Don Giovanni, citando situazioni e snodi del capolavoro di Mozart