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FILM

L'omaggio di un maestro del cinema italiano a un altro grande collega, amico, compagno di strada. Che strano chiamarsi Federico ripercorre e in parte ricostruisce i luoghi e la carriera di Fellini, dal cui celebre immaginario onirico l'autore di Una giornata particolare si trova quasi sopraffatto...


di Marinella Doriguzzi Bozzo

"Giungono mille cose essenziali. Son ritornelli di ritornelli. Fra i giunchi e la sera tarda, che strano chiamarmi Federico"; così Garcia Lorca nella poesia In altro modo, tradotta da Carlo Bo, che continua ad essere il suo migliore interprete in lingua italiana. E "un altro modo" è appunto quello escogitato da Scola per tentare di ripercorrere la vita e le opere di Federico Fellini nel ventennale della sua morte, a metà fra l'omaggio, il documentario e la ricostruzione per immagini e ambienti, con spezzoni d'epoca e scene affidate ai teatri
16 Settembre 2013

FILM

La fiction di culto che ha tenuto banco su Sky per tre stagioni approda sul grande schermo. Con lei la scalcagnata troupe guidata da Renè Ferretti, regista di soap opera ora alle prese con la realizzazione di una pellicola "di denuncia". Si ride tanto, ma ci si chiede anche: è un film, o l'ennesima puntata, solo un po' più lunga?


di Igor Vazzaz

Rassegniamoci: sebbene ci si possa vantare, non è detto ancora per quanto, d’essere un popolo di navigatori, santi ed eroi (cui aggiungiamo gli artisti), niente rappresenta noi italiani come la commedia o, nella migliore declinazione del ridicolo, la satira. Non lo affermiamo tanto per darci un tono e citar la prima cantica dantesca, quanto dinanzi a una pellicola che, pur non destinata alla storia, rappresenta in ogni caso un significativo paradigma della nostra attualità.    Parliamo di Boris, il film, traslazione dal piccolo al grande schermo di quella che &egr
07 Aprile 2011

LIBRI

Lo sceneggiatore di Gabriele Salvatores e Sergio Rubini racconta in un libro tutto il suo amore per il cinema. Dalle sale come insostituibile punto d'incontro fino alle riprese fatte in casa, Fare Scene ritrae sessant'anni di Italia davanti e dietro allo schermo


di Marinella Doriguzzi Bozzo

In principio fu la scrittura. E il primo in assoluto a vedere il film è chi lo scrive. Introdotta così, sembrerebbe un’opera che privilegia i libri rispetto ai film, e di conseguenza la parola rispetto all’immagine. Invece è un inno al cinema, scritto in modo nostalgico, delicato, umoristico, elegante da uno che il cinema lo vede e lo fa, in quanto anche sceneggiatore. E chi ama sia la letteratura che la settima arte esce arricchito e in qualche modo, paradossalmente, cambiato e ritrovato dopo la lettura di queste non molte pagine. Che sostanzialmente sono divi
15 Luglio 2010

FILM

Nonostante l'ottima prova di Elio Germano, premiato come miglior attore a Cannes, La nostra vita di Daniele Luchetti conferma l'incapacità del cinema italiano di raccontare gli scenari del nuovo proletariato. L'abbiamo visto in anteprima al Festival


di Simone Dotto

Da qualcosa come quindici o vent’anni, il cosiddetto cinema italiano medio si trova dietro il banco degli imputati, sempre con i soliti capi d’accusa. Gli si rimprovera, in breve, una sostanziale incapacità di uscire dalle note cornici narrative, per le quali l’ottanta per cento delle storie ha immancabilmente luogo in un qualche loft della Roma bene. Ogni anno, sui nostri schermi, decine di liberi professionisti della medio-alta borghesia si aggirano in preda a generiche angosce esistenziali, tra non meno generiche ambientazioni di fondo e arredi che sembrano presi di
24 Maggio 2010

FILM

Dopo ben sette anni di faticosa gestazione, esce oggi nelle sale La fisica dell'acqua di Felice Farina, con l'attrice comica e Claudio Amendola


di Andrea B. Previtera

Amleto incontra il Tornatore di Una pura formalità: si incontrano, si scontrano, ed ecco piovere quest’acqua - la cui fisica attraversa lo schermo tra il sogno e la memoria, il thriller intrafamiliare e qualche spettro edipico. Non sia confuso però il lettore dalla nostra apertura: la regia è di Felice Farina, che qualche figlio degli anni Ottanta ricorderà forse per l’atipica miniserie tv Felipe ha gli occhi azzurri. Rimandano tuttavia alla gemma tornatoriana gli ondeggiamenti onirici della pellicola, liquidi nell’estetica nello scorrere degli ev
30 Aprile 2010

FILM

Il regista palermitano Luca Guadagnino racconta le passioni che sconvolgono i Recchi, famiglia dell'alta borghesia lombarda. La trama è esile ma il fascino delle immagini e l'eleganza dello stile rubano la scena anche al cast.


di Andrea B. Previtera

Poi mi infilo il cappotto ed esco dalla sala il prima possibile, con addosso un’angoscia indefinita. Un’angoscia che mi ha raggiunto già con i colori delle prime inquadrature e che non ha allentato la morsa nemmeno per uno dei centoventi minuti di proiezione. Perchè qualcosa mi convince a cominciare dalla fine a parlare di questo film di Luca Guadagnino, regista e sceneggiatore di Io sono l’amore. Un film da quattro soli che si fanno tre nel momento stesso in cui le virtù premono oltre il margine dell’eccesso, fortunatamente senza rompere mai l&rsq
07 Aprile 2010

FILM

Sa di stantio l'ultimo film di Sergio Rubini


di Andrea B. Previtera

C’è un Cinema italiano che odora di finanziamenti Rai e, pur con alcune qualità, buoni attori e tecnici d’eccellenza, non riesce proprio a nasconderlo questo odore un po’ stantio. Che è l’odore dei passaggi tv pomeridiani e della prevedibilità di certi elementi, l’odore di una certa miscela preconfezionata di montaggio, fotografia e recitazione. Ed è anche l’odore de L’uomo nero, la decima regia di Sergio Rubini. Protagonista inevitabile lo stesso Rubini, interprete del padre in una pellicola parzialmente autobiografi
29 Dicembre 2009

WEEKEND - CINEMA

Solo un anno fa, entusiasmati da Gomorra e dal Divo, tutti gridavano al miracolo: "E' risorto!". E ora? E' di nuovo crisi. E non ci salveranno né i cinepanettoni né i soldi pubblici


di Alberto Barbera

No. Non se ne può più, davvero. Dell’altalena di ottimismo e pessimismo che circola nei discorsi sul cinema italiano da vent’anni a questa parte, dico. Il cinema è morto. No, è solo svenuto. Macché, è tornato grande, non appena un paio di registi azzeccano un film nello stesso momento (Garrone e Sorrentino, solo un anno fa). Oppure quando l’affluenza del pubblico fa lievitare i numeri della percentuale riservata al prodotto nostrano, in sale peraltro sempre meno frequentate o, comunque, visitate ormai solo nelle grandi occasioni. E&rs
05 Dicembre 2009