Riceve molte visite, ultimamente, la Rocinha, grande comunidade alla periferia di Rio de Janeiro: oltre alle sempre più insistenti incursioni di una polizia pacificadora che dovrebbe far piazza pulita dei narcotrafficanti, ci sono gli appositi Favelatour, per i curiosi che vogliono vedere la realtà delle bidonville senza leggere i giornali
di Igor Vazzaz
L’appuntamento è a Copacabana, presso l’hotel più in della città. Frotte di fanciulle in orgasmo attendono che una qualche popstar faccia capolino. Giornata grigia, bagnata, è l’estate tropicale, trionfo appiccicoso di lentezza. Un furgone ci attende: sorpresa, il nostro Virgilio è Luigi, friulano trapiantato a Rio de Janeiro, benché la visita, come previsto, sarà in castigliano. Si parte dalla Zona Sul della cidade maravilhosa, raccogliendo lungo il cammino altri turisti che hanno prenotato. Sotto le gomme del Ford, lingue d&r
Per celebrare fasti e violenze della verde età, il regista romano riporta sulle ribalte lo spettacolo che lo consacrò nell'82. In questo I Masnadieri di Schiller lui non va in scena, ma lascia spazio agli attori della Giovane Compagnia del Teatro di Roma. A suonare datata, però, è l'idea stessa delle nuove generazioni
di Igor Vazzaz
I giovani, strana entità: mobile, mutevole (quelli di ieri, oggi sono adulti, forse; quelli di oggi, adulti lo saranno, magari), eppure sempre evocata, blandita, costantemente puntata da un mercato che, a sessant’anni dall’invenzione del rock’n’roll, l’ha eletta peculiare riserva di caccia. Certo, i tempi son cambiati: una volta esser giovani era indiscussa benedizione, adesso, coi neodottori alle cornette congestionate dei call center, si gode meno, benché l’agio dell’età sia tuttora fuor di dubbio. E proprio ai ragazzi si
L'ultimo terrestre è Luca (Gabriele Spinelli), un uomo mediocre, omofobo e misogino che vive solo nella gretta provincia toscana. Unica speranza di cambiamento, lo sbarco di una nave aliena. Il primo tentativo del fumettista Gipi di trasferire l'arte dalle tavole allo schermo è apprezzabile ma un poco... abbozzato
di Igor Vazzaz
Non siamo certo i primi a notare le significative analogie tra cinema e fumetto, altrettanto giustificate dei parallelismi tra settima arte e romanzo. Del resto, ogni singolo quadro delle bandes dessinées presenta le stesse caratteristiche dello schermo, rispondendo anche alle medesime leggi per composizione, inquadratura, distribuzione di luci e spazi. È significativo che tali forme espressive risultino in qualche modo coinvolte in uno tra i debutti cinematografici più attesi dell'anno, quello di Gipi. Autore fumettistico apprezzato, con significative escursi
Dopo Amleto, Mercuzio non vuole morire è il nuovo "studio" del regista Armando Punzo sui testi del bardo inglese. Nella rappresentazione degli attori detenuti della Compagnia della Fortezza, la vicenda di Romeo e Giulietta viene frammentata e ricomposta da capo. L'abbiamo visto per voi al Festival di Volterra
di Igor Vazzaz
Se il teatro da sempre si lega al rito, reiterazione d’un atto cristallizzato nel suo (dis)farsi, è del tutto comprensibile che la replica, intesa come calco di un’impronta estetica che si rende forma precipitata e ritornante, possa essere non solo ammessa, ma plausibile, nel percorso di un artista, di un gruppo, di una situazione. È con questa certezza, dunque, che ce ne torniamo dalla doppia visione di Romeo e Giulietta - Mercuzio non vuole morire, ennesima impresa della Compagnia della Fortezza capitanata da Armando Punzo, spettacolo (o, meglio, studio) offert
La compagnia di Scampia diretta da Emanuele Valenti diventa un'associazione culturale indipendente, e festeggia portando in scena il Convegno. Una piece che prende in giro il teatrino di parolai e dei sedicenti interpreti della società
di Igor Vazzaz
Restiamo fermamente convinti che il teatro, da disciplina estetica, debba giustificarsi esclusivamente con l’estetica medesima, senza sfruttare appigli esterni, ricatti morali, maquillage sociopolitici a rivendicarne giustezza, plausibilità, valore. Non si tratta di negare la dimensione politica della scena, tutt’altro: la miglior politica possibile, a teatro e in generale nell’arte, è realizzare opere vere e belle, formalmente coerenti, che non gabbino né sottovalutino (sport oltre misura diffuso) lo spettatore. Ed è per questo che siamo felici d&
Una parodia della Divina Commedia recitata da un barchino che naviga sotto i ponti di Firenze: sembra un banale spettacolino per turisti, invece è una godibilissima performance dello Zauberteatro
di Igor Vazzaz
S’arriva da Ponte a Santa Trinità e, prima ancora, da quelli di Vespucci e alla Carraia: l’estate fiorentina è stranamente indulgente e non s’accanisce afosa, come spesso accade. Lo scorcio mozza il respiro, abbiam voglia di sottilizzare noi detrattori del Giglio: Ponte Vecchio, anzi, il complesso di finestrucole, pertugi, terrazze esigue e variopinte che lo incoronano, offre una vista incomparabile. La scarpinata, però, ci porta oltre, sino a Ponte alle Grazie, percorrendo prima il lungarno degli Acciaiuoli e poi quello intitolato ad Anna Maria Luisa, gr
Il Teatro delle Briciole affida ai veronesi di Babilonia Teatri un allestimento per i più piccoli. Forte di lavori apprezzati come Made in Italy e Pornobboy, con Baby don't cry la compagnia si produce nel suo repertorio esplosivo di luci, musica e citazioni pop. Ma per sorprendere e divertire i giovanissimi ci vuole ben altro
di Igor Vazzaz
Questione annosa, già proposta in queste lande (leggi): come devono essere gli spettacoli per bambini, quali parametri comprendere, quali (e quanti) livelli di lettura proporre? Interrogativo insidioso perché sempre aperto, problematico e declinabile all’infinito. È così che Teatro delle Briciole, in occasione d’un progetto rivolto ai ragazzi, commissiona a Babilonia Teatri, formazione veronese che da qualche stagione fa discutere pubblico e critica, un allestimento per e sui bambini. Titolo Baby Don’t Cry, tema, peraltro intrigante, il pianto
Norberto Presta interpreta Bucharin, protagonista della Rivoluzione d'Ottobre giustiziato nel 1938 da Stalin dopo un processo farsa. Il beniamino delle farfalle parte dalla sua ultima lettera, che arrivò alla moglie più di cinquant'anni dopo
di Igor Vazzaz
Scherzi del destino, o dei sistemi postali: a volte capita che una lettera impieghi quasi cinquantacinque anni per giungere a destinazione, poco importa se è l’ultima epistola amorosa che un rivoluzionario russo scrive alla moglie. Escamotage letterari, si dirà, eppure non si dovrà per forza scomodare Wilde per rammentarsi come, talvolta, la vita superi l’arte: Nikolaj Ivanovič Bucharin, esponente di primo piano di quella grande esperienza storica che fu la Rivoluzione d’Ottobre, incontra la morte dopo un processo politico dai contorni tuttora indefiniti
Roma ore 11 nasce da un'inchiesta del regista da giovane, ora portata in scena da Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres, registe ed interpreti assieme. Spettacolo vivace, ma soprattutto testimonianza di un paese cordiale e chiaccherone che ora stentiamo a riconoscere
di Igor Vazzaz
Quanto è distante l’Italia di un tempo? Quesito declinabile all’infinito: tra la retorica “Signora mia, dove andremo a finire” e il Pasolini corsaro, lo spettro di sfumature è incalcolabile, benché innumerevoli fattori sembrino porgerci il fatidico interrogativo con frequenza sempre più sospetta. E capita che un’opera teatrale, al di là dei meriti estetici della singola visione, entri in risonanza con riflessioni che, complici cronaca e ricorrenze storiche, animano il dibattito e l’attualità del nostro paese. &
La fiction di culto che ha tenuto banco su Sky per tre stagioni approda sul grande schermo. Con lei la scalcagnata troupe guidata da Renè Ferretti, regista di soap opera ora alle prese con la realizzazione di una pellicola "di denuncia". Si ride tanto, ma ci si chiede anche: è un film, o l'ennesima puntata, solo un po' più lunga?
di Igor Vazzaz
Rassegniamoci: sebbene ci si possa vantare, non è detto ancora per quanto, d’essere un popolo di navigatori, santi ed eroi (cui aggiungiamo gli artisti), niente rappresenta noi italiani come la commedia o, nella migliore declinazione del ridicolo, la satira. Non lo affermiamo tanto per darci un tono e citar la prima cantica dantesca, quanto dinanzi a una pellicola che, pur non destinata alla storia, rappresenta in ogni caso un significativo paradigma della nostra attualità. Parliamo di Boris, il film, traslazione dal piccolo al grande schermo di quella che &egr
La grande attrice e sorella d'arte con Il libro Cuore ed altre storie racconta la storia nazionale tramite quella scolastica. Rivalutando il bistrattato De Amicis, ma con umorismo
di Igor Vazzaz
Si può trattare il tema dell’unità d’Italia in molti modi e, nella gran copia di tributi sospesi tra retorica un po’ frusta e discutibile opportunismo (duole dirlo, ma L’avaro molièriano allestito e aggiornato da Luigi De Filippo ci è parso talmente impresentabile da averne evitata la recensione), l’idea di ripensare, a teatro, la storia unitaria mediante l’istituzione scolastica è di sicuro originale. A rendersene protagonista è Lucia Poli, e non a caso: gran donna delle nostre scene, sorella di tanto fratello, inte
Una pellicola immaginaria riavvolge una fra le più note commedie dell'autore britannico, Il marito ideale. La regia di Roberto Valerio porta alle estreme conseguenze la satira feroce contro le ipocrisie della società
di Igor Vazzaz
"È soltanto negli specchi che bisogna guardare. Perché gli specchi ci mostrano solo le maschere". Così sentenzia il disperato e tragicomico Erode della Salomè wildiana, fantasmagorica pièce assurta a emblema del teatro simbolista e di svariati alfieri d’avanguardie vecchie e nuove. E a queste parole sembra ispirarsi la godibile e maliziosa declinazione cui Roberto Valerio sottopone An Ideal Husband, sardonico testo che il dandy irlandese, inserendosi in un felice filone non distante dal miglior Feydeau, ambientava all’interno della upper
Dopo il diabolico 666 la compagnia madrilena Yllana porta in giro per l'Europa il suo nuovo spettacolo: la giungla in cui si avventura il loro improbabile gruppo di esploratori è fitta di citazioni "alte", ma pensata soprattutto per divertire i più piccoli
di Igor Vazzaz
Tra le categorizzazioni più ambigue che si diano, quella più equivoca è quella di arte (o film, o spettacolo) per bambini: con essa, difatti, s’ipotizza o una qualche menomazione cognitiva da parte dei cuccioli di homo sapiens sapiens o, per contro, una loro mai dimostrata propensione per verginità, purezza e candore d’animo. E anche qui, la passione per il Benigni d’annata si rivela proficua: allertando il pubblico d’un monologo dai toni blasfemi, il primo dei toscanacci si giustificava asserendo che il problema sarebbero stati gli adulti, p
C'è un equivoco dietro al discusso prequel della saga monicelliana: voler inquadrare le zingarate di Perozzi e compagni in un contesto di "toscanità" storica e che storica non è per niente. In realtà a fare grandi i tre film della serie fu un misto di malinconia e cinismo che alle gag di Neri Parenti sfugge completamente
di Igor Vazzaz
E così, eccolo nelle sale: nessun picchetto, nessuna manifestazione. Un’uscita come tante, né più né meno: Amici miei – Come tutto ebbe inizio, tributo a una delle più riuscite serie del nostro cinema, passerà alla cronaca (la storia è tutt’altro) più per le preventive polemiche, pretestuose e risibili, che per una qualsiasi motivazione estetica. E dire che l’investimento, quasi venti milioni di euro, non è mancato e che molti professionisti coinvolti non sono affatto di secondo piano. Le prime sequenze denu
Maurizio Di Giovanni porta in scena Juve Napoli 1-3. La presa di Torino, che rievoca la mitica partita del 1987, rivincita di un'intera città. Il monologo di Antonio Damasco ruota tutto intorno a Maradona, ma senza mai nominarlo
di Igor Vazzaz
Da tempo il calcio è tema sdoganato in scena, non senza motivo: lo sport in genere, specie se a vocazione popolare, è tra le poche attività che riescano a evocare un vero e proprio orizzonte mitico moderno. Se il riferimento si perde poi nel passato, in trascorsi per qualche ragione aurei, l’effetto è ancor più travolgente: non solo giacché giovinezza e infanzia lasciano solchi indelebili nella memoria, ma anche perché, più prosaicamente, il calcio italiano, in particolare negli anni Ottanta, ha registrato la pi&ugrav